Il crollo del M5S in Sardegna è peggiore del previsto

Il Movimento 5 Stelle è uscito con le ossa rotte dalle elezioni regionali in Sardegna. Il candidato pentastellato Francesco Desogus ha infatti ottenuto il 10,7% delle preferenze, quando lo spoglio ormai è entrato in una fase per la quale i risultati parziali iniziano a essere significativi. Il Movimento 5 Stelle, alle scorse elezioni politiche del 4 marzo, superò il 42% dei consensi. Al netto delle differenze tra voto locale e voto nazionale (i pentastellati erano praticamente esordienti in Sardegna a livello di elezioni regionali), il risultato fa rumore per le proporzioni eccessive della sconfitta.

Crollo M5S in Sardegna, i numeri della sconfitta

Già all’uscita degli exit poll – che avevano collocato il Movimento 5 Stelle tra il 13 e il 17% – qualcuno aveva iniziato a storcere il naso per il risultato deludente. Ci si è resi conto della débacle soltanto quando sono arrivati i primi dati reali. Il Movimento 5 Stelle non è il primo partito nell’isola (come invece facevano pensare gli exit poll), anzi si colloca alle spalle anche del Partito Sardo d’Azione, al quinto posto complessivo.

I dati reali smentiscono anche le prime indicazioni in base alle quali il Movimento 5 Stelle sarebbe stato sfavorito dal voto disgiunto, dal momento che la lista si è fermata all’8%, mentre il candidato presidente ha superato la soglia del 10%. In generale, i pentastellati non hanno convinto: non ha convinto la proposta del candidato (Di Maio, nei giorni scorsi, aveva parlato di un partito che in alcuni territori non era ancora pronto), non ha convinto – forse molto di più – l’alleanza di governo con Matteo Salvini e il salvataggio del ministro dell’Interno dal processo sulla nave Diciotti.

Crollo M5S, le reazioni degli esponenti pentastellati

A sorpresa, stando ai primi dati, è il Partito Democratico la forza con più voti nell’isola anche se – a livello di coalizione – il centrosinistra ha pagato dazio al centrodestra. L’altra notizia è lo stop della Lega che non è andata avanti rispetto alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, attestandosi – con il suo 11% – allo stesso livello di un anno fa. Ma il Movimento 5 Stelle che perde così tanto e così su tutta la linea è la vera notizia.

Tanto che alcuni esponenti pentastellati, come l’esponente dell’ala sinistra del partito Paola Nugnes, stanno pensando a rimettere in discussione completamente la leadership di Luigi Di Maio: «Non credo che una riorganizzazione calata dall’alto sia la soluzione – ha detto la Nugnes -. Ci vuole una riflessione collettiva che porti ad una discussione profonda con proposte da valutare tutti insieme».

FOTO: ANSA/FABIO MURRU

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