La ricerca che spiega perché il Covid resta attivo sulla pelle più del virus influenzale
Il Covid può resistere sulla pelle umana fino a 11 ore se mischiato con il muco rilasciato da tosse e starnuti
08/10/2020 di Ilaria Roncone
La scoperta scientifica è stata fatta da scienziati giapponesi. Fermo restando che, di qualunque virus si tratti – sia Covid che influenza – il contatto con un disinfettante alcolico lo disattiva immediatamente. Il nuovo coronavirus – Sars-CoV-2 – può rimanere attivo sulla pelle umana per circa 9 ore e fino a 11 ore quando è mischiato con secrezioni, il muco che viene rilasciato tramite tosse e starnuti, per intenderci. «Questo studio mostra che rispetto all’influenza Sars-Cov-2 può trasmettersi più facilmente attraverso il contatto perché resta in modo più stabile sulla pelle umana», hanno concluso gli scienziati rispetto al Covid sulla pelle nella ricerca appena pubblicata sulla rivista Clinical Infectious Diseases.
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Covid sulla pelle fino a 11 ore se non si lavano le mani
Non è ancora nota la dose infettiva ma il Covid sopravvive sulla pelle molto più a lungo del comune virus influenzale, l’influenza A. Quest’ultima, infatti, può restare vitale sulla pelle umana al’incirca per due ore. Per entrambi rimane valida la regola: il disinfettante disattiva con effetto immediato la virulenza. Resta vitale ribadire, ancora una volta, l’importanza di lavare le mani spesso con acqua e sapone o di disinfettarle con agenti alcolici. Le tempistiche precise della ricerca in questione: Sars-CoV-2 sopravvive su campioni di pelle umana per 9,04 ore, l’influenza A per 1,82 ore; se mescolato con il muco emanato da tosse e starnuti il Covid dura fino a 11 ore circa. In entrambi i casi il contatto con agenti alcolici all’80% disattiva l’effetto del virus in 15 secondi.
Quanto resiste il Covid sulle superfici
Un gruppo di ricercatori americani ha stabilito, a inizio pandemia, che il Covid può durare fino a 4 ore sul rame, fino a 24 ore sul cartone e fino a 3 giorni su plastica e acciaio. A seconda della superficie la carica infettante cala con il passare del tempo. Per gli studi sulla pelle umana in Giappone è stata utilizzata la pelle prelevata dai corpi dopo le autopsie, campioni raccolti il giorno dopo l morte poiché la pelle umana – fino a 24 ore dopo il decesso – può ancora essere utilizzata per fare innesti cutanei, mantenendo gran parte delle sue funzioni. L’infezione da contatto si riduce quindi in un solo modo: «Un’adeguata igiene delle mani porta alla rapida inattivazione virale di Sars-CoV-2 e può ridurre l’alto rischio di infezioni da contatto», seppure ancora rimanga l’incognita di quante particelle virali siano necessarie per trasmettere il virus tramite contatto con pelle contaminata.