Il coronavirus «non si chiama più» coronavirus

12/02/2020 di Redazione

Da ieri, c’è stato un cambiamento significativo, foriero anche di un’impostazione più sistematica, da parte dei laboratori scientifici di tutto il mondo, sul coronavirus. L’OMS, infatti, ha annunciato che la malattia respiratoria causata dal nuovo coronavirus è stata battezzata COVID-19. Una nuova sigla che è la sintesi dei termini CO-rona VI-rus D-isease e dell’anno d’identificazione, 2019.

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Covid-19, il nuovo nome della malattia portata dal coronavirus

Il coronavirus è un virus che da tempo è conosciuto con altri effetti e con altre tipologie di infezioni, soprattutto sugli animali. Non lo era nella forma 2019- nCoV, quella che sta contagiando più di 45mila persone al momento e che ha provocato più di 1100 morti soprattutto in Cina. Per questo, la malattia corrispondente a questo virus non aveva ancora un nome, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di attribuire nella giornata dell’11 febbraio, quando ha diffuso la notizia che questa tipologia di malattia potenzialmente sarebbe più pericolosa del terrorismo.

Perché si chiama Covid-19

È importante, anche nella cronaca giornalistica, riferirsi al coronavirus con il nuovo nome di COVID-19, in modo tale da identificare correttamente la malattia scaturita da quella precisa tipologia di coronavirus. Stando alle stime più recenti realizzate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sarà senz’altro possibile risalire a un vaccino contro la malattia ma, come già previsto, occorrerà del tempo prima di poterlo immettere sul mercato. Anche perché è opportuno prima avviare una fase di sperimentazione dapprima sugli animali e poi sugli esseri umani.

Dopo oltre un mese dalla prima comunicazione ufficiale della malattia da parte delle autorità sanitarie cinesi, dunque, la malattia provocata dal coronavirus, ora, ha un nome specifico.

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