Cos’è e cosa fa Synlab in Italia

Il gruppo tedesco è uno dei leader europei nel settore dei servizi di diagnostica. Nel nostro Paese ha decine di centri sparsi in otto Regioni

19/04/2024 di Enzo Boldi

Anche se ancora non si conosce la portata e la tipologia dell’attacco informatico subìto da Synlab, è molto importante cercare di capire la grandezza – non solo in termini di centri sparsi lungo tutto il territorio italiano (ricordando che si tratta di un’azienda internazionale diffusa in tutto il mondo) – e le potenziali vittime di una potenziale esfiltrazione dei dati personali dei clienti/utenti. Perché, per utilizzare una metafora enologica, più la botte è grande e più vino contiene. E, parlando di dati sanitari, la questione diventa ancor più complicata per via della particolarità di questi ultimi.

LEGGI ANCHE > C’è stato un attacco informatico contro Synlab

Partiamo dalla base. Synlab è uno dei principali leader internazionali nel settore della fornitura di servizi diagnostici. Quindi parliamo di analisi del sangue, ma anche alla diagnostica per immagini (Tac, lastre, etc…) e tutto ciò che riguarda altri aspetti legati alla medicina (comprese visite specialistiche, come psicologia, oculistica e altro). Dunque, il bacino d’utenza è molto ampio e la diffusione in 30 Paesi del Mondo su quattro continenti. E in Italia sono moltissimi i centri che fanno parte di questa azienda la cui sede principale è a Monaco di Baviera, in Germania.

Synlab, cos’è e cosa fa in Italia

Ma veniamo all’Italia, per comprendere al meglio la portata di questo attacco informatico e i dati sanitari dei cittadini/clienti che potrebbero (il condizionale è ancora d’obbligo, visto che non è ancora chiara la natura dell’attacco) essere stati esfiltrati con questa offensiva (annunciata dalla stessa azienda, prima sui propri canali social e poi sul sito ufficiale italiano).

Come detto, Synlab ha moltissimi centri sparsi in tutta Italia. Da Nord a Sud, con una particolare concentrazione nel settore Nord-Est.

Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Liguria, Toscana, Emilia-Romagna. Lazio e Campania a cui si aggiunge un centro partner a Lamezia Terme, in Calabria. Dunque, parliamo di una diffusione capillare da Nord a Sud. E dalla mattinata del 18 aprile, tutti questi centri sono chiusi a causa dell’attacco informatico e della sospensione (blocco) dei sistemi informatici. Questa soluzione, secondo le comunicazioni ufficiali, è stata adottata a scopo difensivo dopo l’offensiva subita.

Centri chiusi, dunque. L’online che blocca l’offline. Perché gli utenti/clienti che dovevano scaricare un referto dal sito ufficiale (accreditandosi con le credenziali), non possono farlo. E il blocco dei sistemi informatici non permette neanche ai dipendenti di accedere ai server per stampare e consentire una consegna “a mano” di questi documenti. Così come l’intero sistema di prenotazioni e caricamento dei referti è bloccato. In tutta Italia.

Share this article