Cosa sta succedendo nel primo giorno di sticker ban su Instagram

Abbiamo sentito un paio di attivisti su Instagram a cui è arrivata la notifica dello sticker ban dal 25 ottobre per capire meglio in cosa consiste

25/10/2021 di Ilaria Roncone

Il primo giorno dello sticker ban Instagram è arrivato. Circa una settimana fa sono state fatte diverse segnalazioni in tutto il mondo: lo sticker – che ha sostituito lo swipe-up sulla piattaforma – sarebbe stato bannato per alcuni di loro – in particolare chi fa attivismo online su tematiche come femminismo, LGBTQI+ e attivisti politici – a partire da lunedì 25 ottobre. C’è stato parecchio sgomento in un primo momento, considerato che le motivazioni non sono state chiare e si è parlato, genericamente, di sospensione dovuta alla violazione delle linee guida della community. Facebook non ha chiarito la situazione sticker ban Instagram quando lo abbiamo contattato e, per capire meglio come si è sviluppata la questione e cosa sta succedendo oggi ai profili che hanno ricevuto la notifica, abbiamo sentito due attivisti italiani colpiti non solo dallo sticker ban ma anche da altre limitazioni.

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L’esperienza di Valeria Fonte tra chiusure profilo e notifiche di ban

Abbiamo sentito Valeria Fonte, attivista che parla di rape culture e femminismo su Instagram, che si è vista recapitare la notifica di Instagram per lo sticker ban ipotizzando «restrizioni aggiuntive oppure da oggi se qualcuno rischia di farsi carico di un contenuto problematico – e anche lì, chissà cosa vuol dire contenuto problematico – ti tolgono lo sticker». Un’osservazione pertinente, comunque, se si considera che non sono state date spiegazioni pertinenti rispetto alle restrizioni fatte sullo sticker e che – spesso e volentieri – a queste persone vengono segnalati e rimossi contenuti che non violano in alcun modo la policy del social (emblematico il caso di Fonte, che si è vista rimuovere una storia che ritraeva un aereo).

«La mia ipotesi è che si tratti di un avvertimento: se pubblichi contenuti problematici o ti fai rimuovere un post sappi che ti può succedere quella cosa lì. Anche lì, però, come fai a capire se un contenuto è problematico?  A me sono state tolte storie con la foto di un aereo. Anche lì è tutto molto ambiguo», ci spiega l’attivista. In questo specifico caso la rimozione Instagram è avvenuta «per odio». In generale, quindi, c’è mancanza di trasparenza rispetto a quello che viola o non viola le regole della community con evidenti errori di rimozione come un aereo per incitamento all’odio.

Valeria Fonte si è vista chiudere il profilo due volte nell’ultimo anno: «Non ci sono video di morte o video violenti, che è quello che mi è stato contestato: incitamento all’odio, bullismo, violenza. Tutto è ambiguo e non sai come muoverti perché se anche tu volessi proteggerti da questo circolo vizioso, non sai come fare». Nonostante la poca chiarezza, ci ha provato: «A un certo punto censuravo tutte le parole problematiche, se parlavo di violenza censuravo la parola stupro. Era tutto controllato, cercavo di aggirare il sistema. Però non è sufficiente e se ti tolgono la foto di un aereo è ovvio che non sai più cosa fare. Io spesso ho segnalato video violenti e, dopo il controllo, mi veniva notificato che il contenuto non violava nessuna regola. Un post come quelli che posso fare io, a contenuto informativo, viene invece rimosso con una facilità estrema».

Cosa sta succedendo oggi con lo sticker ban Instagram?

Questa tipologia di limitazioni sono state registrate a persone che fanno attivismo e che parlano di determinate tematiche: «Corpi, nudo. Profili palesemente misogini o che promulgano violenza in maniera esplicita, di persone che picchiano altre persone, non subiscono nessun tipo di restrizione. In questo contesto è possibile fare attivismo online? Mi pare chiaro che la risposta sia no».

Secondo Fonte «lo sticker ban si realizza quando hai un numero di segnalazioni tale da togliere la possibilità di utilizzare il social per pubblicizzare. Era già successo a un’attivista che conosco qualche mese fa: non ha più potuto utilizzare lo sticker del link perché aveva ricevuto troppe segnalazioni per i suoi contenuti di nudo». Sembrerebbe che Instagram agisca togliendo lo sticker e impedendo di guadagnare a chi viola le regole della community ma su quali siano queste regole c’è molta confusione.

Cosa succede nella giornata di oggi, primo giorno dello sticker ban Instagram? Lo abbiamo chiesto a Elia Bonci, scrittore e attivista contro la transfobia: «Ho ricevuto la notifica del ban insieme a tutte le altre, like e commenti, con il classico simbolo di allerta: cerchio nero con un triangolo dentro. C’era scritto che il mio profilo non rispetta le linee guida della community e che, visti i tanti richiami (più o meno otto post eliminati senza motivo) l’account era a rischio eliminazione entro il 25 ottobre. Oggi vedo che lo sticker è semplicemente scomparso dalla griglia».

Una situazione che, in sostanza, necessita sicuramente di un chiarimento da parte di Instagram e Facebook che devono senz’altro essere più trasparenti (proprio nella giornata in cui, tra l’altro, Frances Haugen in audizione al Parlamento UK ha accusato i social di Zuckerberg di non esserlo per niente rispetto a Twitter o Google).

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