Big Data, tra intelligenza artificiale e Data Governance Act

Ci sono delle intersezioni inevitabili tra Big Data e AI, ma occorre sempre tenere alta la barra dell'etica (e del lecito). Per questo, un grande apporto potrà essere dato dal Data Governance Act

12/03/2024 di Gianmichele Laino

Quando analizziamo il mercato dei Big Data in Italia e le modalità con cui diverse aziende di diversi settori li utilizzano allo scopo di implementare il proprio business, occorre sicuramente prendere in considerazione il momento storico che stiamo vivendo. Dalla fine del 2022 e per tutto il 2023 abbiamo assistito a una crescita esponenziale dell’intelligenza artificiale e delle sue applicazioni. Modelli di intelligenza artificiale, l’apprendimento degli stessi strumenti, il miglioramento delle prestazioni di alcuni applicativi non possono non passare dal machine learning e dall’utilizzo di dataset ricchissimi. Allo stato attuale dei fatti, per le aziende, mettere insieme questi dataset è diventato sempre più semplice. Purché tutto avvenga nell’ambito della legalità e nelle pieghe dell’etica.

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Come applicare i Big Data all’AI e quali possono essere dei limiti legati alla legge

Le aziende – lo ha evidenziato anche lo studio dell’Osservatorio Big Data & Business Analytics nel report che ha analizzato le tendenze del 2023 in Italia – stanno facendo convergere sempre di più (e a diversi livelli) i Big Data e l’intelligenza artificiale. Social media, sensori IoT e transazioni online sono le piattaforme e gli strumenti maggiormente utilizzati per la raccolta dei Big Data. Offrire questi dataset agli strumenti di intelligenza artificiale (e nelle aziende ci sono sempre più team dedicati a questo scopo) può permettere una ottimizzazione dei flussi di dati, un miglioramento delle prospettive di sviluppo e una crescita del business.

Il tutto dovrà essere armonizzato all’interno delle previsioni del Data Governance Act, il primo regolamento europeo sui dati. Quest’ultimo ha come obiettivo primario quello di armonizzare la condivisione dei dati nei settori della sanità, dell’ambiente, dell’energia, dell’agricoltura, della mobilità, dell’industria o della finanza. La necessità di seguire l’evoluzione delle tecnologie ha portato a questa scelta valida non soltanto all’interno dei settori della pubblica amministrazione, ma anche tra pubblica amministrazione e imprese private.

Inoltre, la cultura del dato personale e del consenso al trattamento di quest’ultimo è stata prevista e tutelata all’interno di questo regolamento europeo che è applicabile dal settembre del 2023 e che punta, sostanzialmente, a sottrarre il mercato dei Big Data dall’oligopolio degli operatori americani. Non solo: uno degli scopi è quello di dare la possibilità alle aziende di accedere a dati anonimizzati o aggregati, garantendo al contempo la privacy dei cittadini e la protezione dei diritti di proprietà intellettuale.

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