Cosa prevede il nuovo accordo tra Stato e i Benetton

Dopo ore e ore di trattative si è giunti a un accordo: Atlantia – società che gestisce la rete autostradale e che è attualmente controllata in parte dai Benetton – uscirà in maniera dilazionata nel corso di un anno da Aspi (Autostrade per l’Italia S.p.A). Previsto l’ingresso di Cassa depositi e prestiti e la quotazione della società in Borsa. Vediamo insieme, per punti, cosa prevede il nuovo accordo tra Stato e Benetton e  di fare chiarezza nella questione per quanto riguarda – soprattutto in merito a tutti gli attori coinvolti -. Il risultato non è una revoca della concessione ma un’uscita graduale e controllata basata su un nuovo assetto societario Atlantia-Aspi.

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Atlantia, Aspi e Autostrade

Gli attori coinvolti nell’accordo tra Stato e Benetton sono tanti, a partire da Autostrade per l’Italia (in sigla Aspi), al centro della questione concessione. Atlantia – nel cui capitale concessionario ci sono i Benetton – controllava l’88% delle quote di Aspi. I Benetton controllavano Atlantia con il 30% delle azioni insieme agli altri azionisti di Autostrade (investitori esteri che – nel 2017 – hanno acquistato per un valore di 1,5 miliardi il 12% restante venduto da Atlantia). Se prima la società valeva 13,5 miliardi ora la svalutazione la fa valere 10 miliari comprensivi di 9,5 miliardi di debito. Visto il ruolo di tutti gli attori la situazione si è rivelata molto spinosa: senza la concessione con lo Stato, Autostrade fallisce automaticamente poiché incapace di rimborsare il debito pari a 9,5 miliardi contratto nei confronti di fornitori e banche.

L’accordo raggiunto tra Stato e Benetton

Il Cdm di questa notte, durato sei ore, ha portato alla definizione della «transazione e del futuro assetto societario del concessionario» – come stabilito nella nota ufficiale di Palazzo Chigi che tira le somme -. «Fermo restando che la rinuncia alla revoca potrà avvenire solo in caso di completamento dell’accordo transattivo», si legge, ci sono una serie di punti relativi alla transizione graduale che riguarderà Atlantia e Autostrade. Tra i punti che riguardano la transazione troviamo «misure compensative ad esclusivo carico di ASPI per il complessivo importo di 3,4 miliardi di euro, rafforzamento del sistema dei controlli a carico del concessionario, aumento delle sanzioni anche in caso di lievi violazioni da parte del concessionario, rinuncia a tutti i giudizi promossi in relazione alle attività di ricostruzione del ponte Morandi, al sistema tariffario». Per quanto riguarda, invece, l’assetto societario Atlantia e Aspi si sono impegnate a garantire «l’immediato passaggio del controllo di ASPI a un soggetto a partecipazione statale (Cassa depositi e prestiti – CDP), attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato da parte di CDP e l’acquisto di quote partecipative da parte di investitori istituzionali; la cessione diretta di azioni ASPI a investitori istituzionali di gradimento di CDP, con l’impegno da parte di Atlantia a non destinare in alcun modo tali risorse alla distribuzione di dividendi; la scissione proporzionale di Atlantia, con l’uscita di ASPI dal perimetro di Atlantia e la contestuale quotazione di ASPI in Borsa». Alternativamente, si legge nella nota, «Atlantia ha offerto la disponibilità a cedere direttamente l’intera partecipazione in ASPI, pari all’88%, a CDP e a investitori istituzionali di suo gradimento».

 

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