Cosa dice lo studio sul Covid-19 citato dal professor Zangrillo
01/06/2020 di Daniele Tempera
«Il virus? Clinicamente non esiste più»: sono bastate queste semplice parole del primario di terapia intensiva dell’Ospedale San Raffaele di Milano, Alberto Zangrillo a far esplodere la polemica. Ma di cosa parla Zangrillo? Il Corriere della Sera ha intervistato il dottor Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia del San Raffaele e autore dello studio, in via di pubblicazione, citata dal primario dell’ospedale milanese.
Cosa ne è emerso? Il dati più significativo sembra essere quello sulla “capacità replicativa” del virus, enormemente indebolita rispetto alle infezioni di un mese fa. Quello che è evidente e poi il cambio della manifestazioni clinica con il crollo, nel caso dei nuovi contagiati, dei ricoverati in terapia intensiva o sub-intensiva con uno scarto di carico virale osservata nei pazienti rilevante rispetto a quella del momento più alto dell’emergenza da Covid-19. «In gergo tecnico, parliamo di una differenza di significatività a quattro zeri. Visibile anche a colpo d’occhio: i primi campioni esaminati sono tutti raggruppati nella parte più alta del grafico, mentre quelli recenti occupano la parte bassa» puntualizza il direttore dell’ospedale milanese, citando uno studio effettuato su più di 200 tamponi analizzati.
Clementi specifica poi al Corriere che non è certo che queste differenze derivino da una mutazione del virus, né che in autunno non ci sia una seconda ondata. L’auspicio è che questo virus si comporti come la Sars; anche per il terribile coronavirus del 2003 si temeva una nuova ondata di contagi che, nei fatti, non è mai avvenuta. Parole che non autorizzano comunque ad abbassare la guardia e che, c’è da giurarci, contribuiranno a gonfiare la polemica tra virologi e autorità sanitarie nell’attesa che la pubblicazione del San Raffaele sia fruibile dalla comunità scientifica.