Il compromesso tra sicurezza e utilizzabilità nei pagamenti digitali ed elettronici

La nostra intervista a Corrado Giustozzi, informatico, giornalista ed esperto di cyber security. Con lui abbiamo parlato di come i pagamenti elettronici siano più sicuri di quelli "tradizionali", ma anche degli aspetti da migliorare nella Pubblica Amministrazione

29/11/2023 di Enzo Boldi

I pagamenti elettronici e digitali sono entrati a far parte delle nostre vite e (esponenzialmente) del nostro quotidiano da diversi anni. Con il passare del tempo, i metodi e le modalità sono cambiate e i cittadini – a oggi – hanno a disposizione una lunga serie di opportunità differenti e variegate che stanno contribuendo a questa grande rivoluzione che viaggia di pari passo all’utilizzo del contante. Alcuni, anche se una minoranza, ancora ha molte perplessità su questi strumenti, soprattutto in termini di sicurezza. Ne abbiamo parlato con Corrado Giustozzi, informatico, giornalista ed esperto di cyber security.

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Giustozzi è una vera e propria istituzione per quel che riguarda tutti i temi collegati alla sicurezza informatica. Fin dal 1985, quando i computer erano diffusi in modo capillare e la rivoluzione tecnologico-digitale era ai suoi primi vagiti, lui era già “sul campo” ad analizzare le criticità e tutti quegli aspetti migliorabili in termini di usabilità e salvaguardia (anche dell’ecosistema web). E nel suo percorso anche da divulgatore, è entrato anche a far parte delle principali associazioni internazionali che si occupano di Internet e tecnologie (in tutte le sue sfaccettature). Non è un caso, infatti, che il suo nome compaia all’interno del Mensa (di cui è stato Presidente dal 2009 al 2011) e di ENISA (European Union Agency for Cybersecurity). Così come non sorprende la sua Laurea honoris causa in “ICT e Internet Engineering” all’Università Tor Vergata di Roma.

Corrado Giustozzi ci parla della sicurezza dei pagamenti digitali

Dunque, Corrado Giustozzi è la figura più adatta per parlare con noi di sicurezza nei pagamenti digitali. Nell’intervista rilasciata a Giornalettismo, l’esperto di cyber security (e non solo) ci ha raccontato la storia del suo primo pagamento elettronico che risale, oramai, a quasi 30 anni fa: «Erano gli anni ’90 e fu un pagamento elettronico sui generis perché comprai, usando una carta di credito e un ordine inviato via telex, un pezzo di software negli Stati Uniti». Una rappresentazione plastica di come il mondo sia cambiato nel corso degli anni, con novità costanti nel tempo che hanno portato a quelle innovazioni che oggi sono tangibili nel nostro quotidiano. La tappa fondamentale, però, è stata una: «Quello di mettere a disposizione degli utenti dei sistemi che fossero facili da usare, ma contemporaneamente sicuri».

Dalle PA alla sicurezza: l’arte del compromesso

Nel prosieguo della sua intervista, con Corrado Giustozzi abbiamo affrontato anche il tema di cosa dovrebbe ancora migliorare, soprattutto per quel che riguarda il “rapporto” tra il pubblico e le PA: «La Pubblica Amministrazione non brilla per innovazione e per flessibilità, anche nei pagamenti elettronici». Anche perché, facilitare questo rapporto comporterebbe anche una maggiore consapevolezza nei cittadini: «Bisogna convincere le persone che i pagamenti elettronici sono più sicuri di quelli tradizionali, ma devono essere anche più facili da utilizzare».

Ultimo, ma non per importanza, è il tema di come dovrebbero essere snelli e facili da capire (e usare) gli strumenti per i pagamenti elettronici: «Io credo – spiega Corrado Giustozzi a Giornalettismo – che la cosa più importante sia raggiungere il corretto compromesso e il corretto bilanciamento tra una sicurezza davvero forte e percepibile, ma anche una utilizzabilità, una facilità di uso che non emargini coloro che non hanno dimestichezza con la tecnologia o che hanno, comunque, dei problemi a utilizzare dispositivi come cellulari o cose del genere».

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