Coronavirus, Travaglio dice che si sta più sicuri in carcere che fuori

Il picco di morti da coronavirus non è passato. Nella giornata di ieri il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, nel suo consueto bollettino quotidiano, ha diffuso i nuovi dati: in 24 ore sono decedute altre 766 persone, mentre sono 2339 le unità che sono risultate positive.  Numeri ancora molto alti, che purtroppo ci rivelano come il ritorno alla normalità sarà lungo e difficile. Chi ha una casa, deve restare a casa. Non bisogna uscire all’aria aperta, altrimenti le possibilità di essere contagiati aumenta. E chi è costretto a stare al chiuso, leggasi i detenuti, per Marco Travaglio è paradossalmente ‘fortunato’.

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Il direttore de Il Fatto Quotidiano, nel suo editoriale, parte dai numeri dell’emergenza coronavirus per arrivare alla conclusione che si sta più sicuri in carcere che fuori: «Su 57097 detenuti si registrano 32 contagiati (di cui 4 ricoverati in ospedale) e 1 morto (in ospedale). Dunque i dati ufficiali dicono che il Covid-19 infetta lo 0,16% dei non detenuti e lo 0,05% dei detenuti e uccide lo 0,02% dei non detenuti e lo 0,001% dei detenuti. Anche uno sciocco capirebbe che oggi stare in carcere è molto più sicuro che stare fuori; chi sta fuori rischia il contagio tre volte di più e la morte 20 volte di più di chi sta dentro; l’ultima cosa da fare per mettere i detenuti al riparo dal contagio è scarcerarli», scrive Travaglio.

Le misure di sicurezza all’interno dei penitenziari – e parliamo di quelle per far pronte all’emergenza coronavirus – sono cambiate: i detenuti contagiati sono in isolamento o in ospedale, le guardie risultate positive sono fuori servizio, i colloqui con i parenti sono sospesi e sostituiti da quelli via Skype (una decisione che ha scatenato numerose proteste), gli ‘ultimi arrivati’ trascorrono i primi giorni in isolamento e le guardie vengono sottoposte quotidianamente a pre-triage e gli viene fornita una mascherina.

[CREDIT PHOTO: WIKIMEDIA COMMONS]

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