Il primo «sospettato di coronavirus» in Corea del Nord è un fuggitivo rientrato illegalmente

Kim Jong-Un era molto soddisfatto nel dichiarare la Corea del Nord Covid-free. Tuttavia, nella giornata di ieri ha dovuto registrare quello che, secondo i bollettini ufficiali, sarebbe il primo caso sospetto di coronavirus nel Paese. Guarda caso, l’uomo che sarebbe stato individuato dalle autorità sanitarie di Pyongyang è un fuggitivo, una persona che era scappata dalla Corea del Nord due anni fa e che, adesso, è rientrato illegalmente nel Paese. Dunque, si parla anche di coronavirus in Nord Corea.

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In base a questo ‘ritrovamento’, Kim Jong-Un ha stabilito lo stato di massima allerta nel Paese e ha avviato un’indagine approfondita, previo lockdown della città di confine Kaesong, che si trova a ridosso dell’aerea militarizzata.

La vicenda presenta degli aspetti decisamente controversi. È molto improbabile che, a ormai oltre otto mesi dall’inizio della pandemia, in Corea del Nord non ci sia stato ancora nessun caso accertato (la confinante Corea del Sud, all’inizio della pandemia, ha vissuto dei momenti molto complessi per la diffusione del contagio). Ed è altrettanto improbabile la coincidenza che il primo sospettato di positività sia in qualche modo un disobbediente politico rientrato illegalmente nel Paese.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha diffuso alcuni dati in uno dei giorni più complessi, a livello globale, dallo scoppio della pandemia: nessuno stato, secondo il WHO, può considerarsi esente dalla diffusione del coronavirus

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