L’infermiera dello Spallazani racconta: «I 20 cinesi dimessi ieri sera, ma taxi e alberghi li hanno rifiutati» | VIDEO

13/02/2020 di Enzo Boldi

Dopo i 14 giorni di quarantena e l’esito negativo dei test sul Coronavirus, i 20 turisti cinesi che hanno passato le ultime due settimane all’interno dell’Istituto Nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzi (a Roma), sono stati dimessi. Questa mattina si sono allontanati dalla struttura, salutando il personale medico dell’Ospedale e ringraziando la Regione Lazio e il Comune di Roma per il trattamento medico dedicato. Ma, secondo il racconto di un’infermiera del nosocomio capitolino, il via libera ai 20 turisti era già arrivato ieri, ma ci sono stati degli impedimenti.

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Secondo la donna, intervistata fuori dai cancelli dello Spallanzani dal Corriere della Sera, le 20 persone avevano concluso il loro periodo di quarantena nel pomeriggio di mercoledì e i medici avevano dato il via libera alle loro dimissioni già nella serata di ieri. Ma poi ci sono stati alcuni intoppi che hanno impedito loro di lasciare la struttura ospedaliera, costringendoli a rimanere ancora una notte ospiti del nosocomio romano.

Il racconto dell’infermiera dello Spallanzani

La donna ha raccontato che, dopo aver ricevuto il foglio di dimissioni, molti dei 20 turisti cinesi che nelle due settimane precedenti erano rimasti in quarantena per tutti i test del caso sul Coronavirus, hanno provato a chiamare taxi e strutture alberghiere per lasciare lo Spallanzani. In entrambi i casi, sempre secondo il racconto dell’infermiera, avrebbero ricevuto risposte negative. Nessun tassista, dunque, avrebbe accettato di farli salire a bordo del loro mezzo. Gli alberghi e gli hotel, invece, hanno replicato dicendo che le loro camere erano tutte sold-out.

L’ambasciata e l’odio da Coronavirus

«Nella comunità cinese si sta diffondendo il panico – ha dichiarato l’ambasciata Cinese -. Ci sono state aggressioni verso cinesi in Italia, non turisti, ma comunità cinese: vorrei invitare gli amici italiani a fare attenzione alla sicurezza dei nostri connazionali che vivono e lavorano in Italia, di evitare pregiudizi, distinzioni, aggressioni. Insulti e minacce non sono tollerabili».

(foto di copertina: da Google Maps)

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