Coronavirus, cibo a domicilio: ok alle consegne, ma tanti chiudono comunque
10/03/2020 di Thomas Cardinali
Subito dopo la firma del decreto “Io resto a casa” da parte del presidente del consiglio Giuseppe Conte si è subito creata agitazione tra i ristoratori, che secondo le nuove normative saranno costretti a chiudere alle ore 18 e dovranno far rispettare la distanza di sicurezza di un metro. Immediatamente però in tantissimi si sono posti una domanda: è possibile consegnare il cibo a domicilio? Possiamo confermarvi che la risposta è sì.
I riders stanno consegnando regolarmente il cibo a Milano con il sindaco Beppe Sala che ha confermato proprio negli scorsi giorni la possibilità di acquistare cibo a domicilio, anche se nelle prossime ore in Lombardia e Veneto potrebbero esserci nuove limitazioni come richiesto dai presidenti Fontana e Zaia. Nella bozza del decreto non c’era particolare chiarezza su questo passaggio, ma in aiuto sono arrivate le FAQ che hanno fatto luce su alcuni dubbi legati proprio all’attività dei riders.
Il passaggio delle FAQ in questione sul cibo a domicilio è proprio evidenziato dal punto due della parte ristorazione:
Si potranno comunque effettuare consegne di bevande e cibo a domicilio?
Il limite orario dalle 6.00 alle 18.00 è riferito solo all’apertura al pubblico. L’attività può comunque proseguire negli orari di chiusura al pubblico mediante consegne a domicilio. Sarà cura di chi organizza l’attività di consegna del cibo a domicilio – lo stesso esercente ovvero una cosiddetta piattaforma – evitare che il momento della consegna preveda contatti personali.
Le pizzerie però protendono verso la chiusura: “Salute prima di tutto”
Molti operatori del settore possono quindi magari organizzarsi con i propri dipendenti per delle consegne di cibo a domicilio, incentivando così anche il restare a casa davanti ad una buona pizza. L’importante è che i dipendenti rispettino le misure di sicurezza con guanti e mascherine per evitare la diffusione del contagio da coronavirus.
Nonostante la possibilità di rimanere aperti con la possibilità di vendere cibo da asporto molti esercenti hanno già annunciato che tireranno giù le serrande dei loro negozi e chiedono a gran voce misure straordinarie dal governo per aiutarli a superare un periodo difficile. L’asporto infatti non consentirà di guadagnare abbastanza per mantenere in piedi l’attività e a Roma, a differenza di Milano per esempio, si è registrato un calo sensibile negli ultimi giorni delle consegne a domicilio.
Un ulteriore motivo che spinge le pizzerie a chiudere è la vicinanza ai clienti, perché anche per i pizzaioli come per il presidente di Tecnicamente Pizza nel Mondo Marco Quintili della Pizzeria IQuintili di Roma “la salute viene prima di tutto”. Anche il vice presidente Gennaro Primicerio della Pizzeria Primicerio a Villaricca spiega “Difficile tutelare la salute di chi consegna, sono per il restiamo a casa”.
Non ci resta che attendere per sapere cosa deciderà di fare il governo su questa questione, nel frattempo vi invitiamo ad uscire il meno possibile.