Conte, Di Maio e Toninelli indagati sulla Diciotti: cosa succede ora

La notizia era nell’aria, specialmente dopo che Maurizio Gasparri – presidente della Giunta autorizzazioni in Senato – aveva trasmesso alla procura di Catania gli atti delle memorie difensive di Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Danilo Toninelli. Attualmente, abbiamo un presidente del Consiglio, due vicepremier e il ministro delle Infrastrutture indagati sul caso della nave Diciotti. L’obiettivo dei politici M5S e del premier Conte era proprio quello di condividere la medesima sorte di Matteo Salvini, per il quale il tribunale dei ministri ha chiesto l’autorizzazione a procedere al Senato.

Conte Di Maio Toninelli indagati a Catania sul caso Diciotti

L’atto dovuto della procura di Catania è stato descritto sia da Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera, sia da Alessandra Ziniti su Repubblica. Ma la voce era iniziata a circolare già nella giornata di ieri, direttamente dagli uffici dei procuratori catanesi. Che, probabilmente, in linea con quanto fatto con Matteo Salvini, chiederanno l’archiviazione.

Archiviazione, appunto, che era stata chiesta anche per il leader della Lega, ma che non ha impedito al tribunale dei ministri di richiedere l’autorizzazione a procedere contro il ministro dell’Interno. E mentre in Senato si sta preparando il giorno del giudizio, con il M5S che ha affidato alla piattaforma Rousseau il voto degli iscritti sull’orientamento che dovranno avere i parlamentari pentastellati chiamati a intervenire sulla questione, ecco che si aprono nuovi scenari anche per Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Danilo Toninelli.

Gli scenari possibili: una situazione ingarbugliata

Entro due settimane, la procura dovrà ora trasmettere le proprie decisioni al tribunale dei ministri che, a sua volta, ha 90 giorni di tempo per chiedere eventualmente l’autorizzazione a procedere. A questo iter è sottoposto Giuseppe Conte, pur non essendo parlamentare. Nel suo caso, se dovesse essere richiesta appunto l’autorizzazione a procedere contro di lui, sarebbe il Senato a decidere il da farsi. Nel caso di Luigi Di Maio e di Danilo Toninelli, invece, sarebbe la Camera, vista l’elezione dei due esponenti del M5S negli scranni di Montecitorio.

Ma l’autodenuncia di Conte, Di Maio e Toninelli rischia di essere tardiva. Innanzitutto, perché Matteo Salvini sarà giudicato prima dai suoi colleghi senatori (la Giunta si esprimerà martedì prossimo, mentre il voto dell’aula è previsto entro il 24 marzo) e un eventuale voto contrario all’autorizzazione a procedere potrebbe spingere i giudici del tribunale dei ministri a evitare di ripetere un iter analogo – con esito a questo punto scontato – anche per i due ministri e per il presidente del Consiglio.

Resta da capire, oltre all’esito della votazione su Salvini, anche come verrà esaminata dal tribunale dei ministri l’autodenuncia di Conte, Di Maio e Toninelli: non essendoci un atto del consiglio dei ministri che certifichi la corresponsabilità della decisione di bloccare i migranti sulla nave Diciotti a Catania, infatti, il tribunale potrebbe non richiedere l’autorizzazione a procedere, anche se Salvini dovesse essere sottoposto a processo. Casi di scuola, ovviamente, che fanno però capire quanto la situazione sia al momento ingarbugliata.

(FOTO: ANSA/ UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/ FILIPPO ATTILI)

Share this article