Borrelli dice che i malati in Italia potrebbero essere 600mila (e le sue conferenze stampa perdono improvvisamente efficacia)

C’è un passaggio dell’intervista a Repubblica di Angelo Borrelli, il capo della Protezione Civile, che fa molto riflettere. È quello in cui parla dei contagi censiti in Italia e di quelli presunti. Il coronavirus si muove molto più rapidamente di quanto possiamo immaginare e rende praticamente inutili tutte le analisi statistiche fatte fino a questo momento. Secondo Borrelli, infatti, è verosimile il rapporto di dieci contagiati ‘sommersi’ per ogni malato certificato. Se questi ultimi sono 63mila, allora il conto è presto fatto: più di 600mila potenziali pazienti di Covid-19 in Italia, tra sintomatici e asintomatici.

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Angelo Borrelli e l’ipotesi che ci siano molti più contagi reali coronavirus

«Il rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti è credibile» – sono state le esatte parole di Angelo Borrelli. E a quel punto, ci si chiede ci si chiede che senso abbia snocciolare i numeri ogni giorno, come un appuntamento fisso, nelle conferenze stampa della Protezione Civile alle ore 18 di ogni giorno di questa maledetta emergenza.

«Possono essere dati imperfetti – ha replicato -, ma dal primo giorno ho assicurato che avrei detto la verità, è un impegno che ho preso con il Paese. Se ora ci fermassimo ci accuserebbero di nascondere le cose». Alla luce di quanto dichiarato, possiamo cercare di capire a che cosa possano servire queste conferenze stampa. Il fatto di elencare i dati sui contagi, a questo punto, va visto più come un campione rappresentativo della realtà del problema e non come il problema stesso. Un campione che, se davvero rappresenta un decimo dei contagiati complessivi, assume un rilievo soltanto statistico.

Contagi reali coronavirus, il valore delle conferenze stampa di Angelo Borrelli

Probabile che il dato sulle vittime sia più fedele alla relatà, ma soltanto perché da questa si discosta di meno. Sono tanti i sindaci e le autorità sanitarie competenti che affermano, ad esempio, che i morti nella bergamasca sono molti di più dei 1000 certificati dai dati della Protezione Civile e lo stesso si può dire anche per altre parti d’Italia, sia quelle più colpite dall’emergenza, sia quelle meno colpite.

Queste parole, in ogni caso, ci fanno capire come sia ancora fondamentale – nonostante la prima ipotetica inversione del trend su numero di contagi e numero di morti – non dare per scontata l’uscita dal tunnel dell’emergenza. E ci lanciano anche un avvertimento: dopo le prime misure per il contenimento saranno necessarie molte altre misure di mantenimento del livello dell’epidemia. Non finirà tutto dall’oggi al domani, insomma.

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