Consiglio dei ministri e nota al Def: l’accordo è al 2,4%

27/09/2018 di Redazione

Vertice di governo e Consiglio dei ministri con approvazione della nota di aggiornamento al Def. Quella di oggi è stata una giornata decisiva verso la definizione della manovra finanziaria, per il raggiungimento di un’intesa nell’esecutivo sui vincoli di bilancio e soprattutto per avere le prime risposte concrete sulla politica economica di M5S e Lega.

Alla fine, il ministro dell’Economia Giovanni Tria cede alle posizioni del leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio e del capo del Carroccio Matteo Salvini, che hanno chiesto e ottenuto di far salire il deficit/pil al 2,4% per liberare le risorse necessarie per attuare le promesse elettorali, reddito di cittadinanza e revisione della legge Fornero in primis.

Consiglio dei ministri e nota al Def: «È la manovra del cambiamento»

La reazione dei mercati sarà tutta da valutare e non ci si aspetta certo che sarà positiva. Intanto esultano sia Salvini, sia Di Maio che potranno provare a realizzare le promesse fatte in campagna elettorale: «È la manovra del cambiamento, abbiamo portato a casa la manovra del popolo» dicono sorridenti poco dopo le 21.

Alle ore 16 è iniziato un vertice ristretto di governo sulla legge di Bilancio alla presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dei due vicepremier Di Maio e Salvini (arrivato per ultimi perché reduce dal viaggio a Tunisi), del ministro Tria e del collega degli Affari Europei Paolo Savona. È poi confermata la riunione del Consiglio dei ministri, convocato a Palazzo Chigi per le ore 20. Nel Cdm sarà approvata la nota di aggiornamento al Def, il Documento di Economia e Finanza. Con la nota di aggiornamento al Def già approvato ad aprile il governo mette nero su bianco i dati macroeconomici da cui poi derivano le scelte concrete della manovra e dunque le misure promesse in questi mesi.

 

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La richiesta di Lega e M5S: deficit oltre il 2%

Stando a quanto raccontano da fonti parlamentari di maggioranza, Tria sarebbe pronto a non cedere e a proseguire il suo braccio di ferro. Il ministro potrebbe provare ad analizzare le cifre per mostrare ai membri del governo come aumentando il rapporto deficit/pil l’Italia finirebbe per pagare un conto ancora più salato di quello odierno sul fronte degli interessi sul debito pubblico, e quindi per disperdere risorse. L’obiettivo del ministro è ovviamente quello di dimostrare quanto sia inutile forzare la mano per ottenere un rialzo. Il Mef potrebbe comunque concedere un deficit/pil vicino al 2%. Il dato non sarebbe comunque definitivo. Durante l’esame in Parlamento la soglia del deficit potrebbe salire di uno o due decimi di punto, come già avvenuto in passato.

Di Maio: non arretriamo, via al reddito di cittadinanza

Di Maio oggi ha ripetuto: «Siamo ad un bivio storico e non possiamo arretrare di un centimetro né farci ingannare dai numeri: dobbiamo abolire la povertà con il reddito di cittadinanza e dare al Paese le riforme strutturali e gli investimenti necessari per rilanciare la crescita. Abbiamo promesso ai cittadini una Manovra del Popolo che sia coraggiosa e dobbiamo realizzarla fino in fondo, senza farci intimorire da chi vorrebbe vedere un governo debole e diviso al suo interno». E ancora: «Lo spread si alza non per i decimali ma per l’instabilità politica. Il Governo del Cambiamento è e deve essere compatto. L’Italia è un Paese solido e i fatti ce lo dimostrano: questa mattina il Tesoro ha collocato tutti i 5,2 miliardi di titoli in asta, con tassi di interesse in calo di 40 punti rispetto ad agosto. Non abbiamo scuse: la Manovra del Popolo si deve fare sul serio e cambierà la storia di questo Paese».

La ministra Grillo: più risorse per la sanità

«In questi giorni mi sto battendo per avere più risorse possibili per la sanità pubblica», ha dichiarato a poche ore dal Consiglio dei ministri la ministra della Salute Giulia Grillo, a poche ore dal Consiglio dei ministri. «Quello che abbiamo – ha affermato a margine della presentazione del rapporto sui numeri dei tumori 2018 – non è scontato; il nostro servizio sanitario nazionale è un grandissimo patrimonio di civiltà e di progresso che non è politicizzabile. Per questo voglio salvaguardarlo».

L’ordine del giorno del Cdm: anche Giustizia e Salute

All’ordine del giorno del Consiglio dei ministri ci sono molte questioni: dal decreto legislativo sulla direttiva europea sulla fatturazione elettronica negli appalti pubblici al ddl sulla sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni, dal decreto legislativo di riforma dell’ordinamento penitenziario a quello per la revisione della disciplina del casellario giudiziale, dal decreto legislativo per armonizzare la disciplina delle spese di giustizia alla nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza.

L’ipotesi: dimissioni o passo indietro di Tria

Sia Movimento 5 Stelle che Lega hanno espresso apertamente negli ultimi giorni le divergenze con Tria. Anche oggi. Il Carroccio in mattinata attraverso suoi esponenti ha spiegato di valutare anche l’ipotesi di una sostituzione del titolare del dicastero di via XX Settembre. «Se Tria non è più nel progetto, troveremo un altro ministro dell’Economia», ha dichiarato il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari ad Agorà, su Raitre. Il sottosegretario leghista alle Infrastrutture Armando Siri intanto, al Gr1, ha affermato: «Non credo che il ministro Tria voglia venir meno al suo impegno e al suo lavoro in questo governo. Poi, ognuno è libero di assumere le decisioni che vuole. Noi abbiamo un contratto Lega-Cinque Stelle, il ministro Tria lo ha letto prima di accettare l’incarico al Mef».

Le tensioni con Tria nel governo sulla manovra che è ancora in via di definizione sono esplose negli ultimi giorni, con la pubblicazione dell’audio con lo sfogo di Rocco Casalino contro i tecnici del Mef, colpevoli secondo il portavoce di Conte di ostacolare i piani del Movimento 5 Stelle e non reperire le risorse necessarie per il reddito di cittadinanza. Ma anche Di Maio ha usato parole forti. «Pretendo che il ministro dell’Economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per chi è in grande difficoltà», ha detto il capo politico M5S il 18 settembre, rispondendo alla prudenza di Tria sui conti pubblici.

Secondo indiscrezioni di stampa Tria in queste ore starebbe anche valutando fino a che punto subire i diktat del M5S e se gettare la spugna con dimissioni che sarebbero, come ovvio, clamorose. Si ipotizza anche che sia Di Maio pronto a chiedere le dimissioni del ministro dell’Economia in caso di conferma del deficit/pil all’1,6% o a un livello poco più alto, distante dal 2,4% richiesto da pentastellati e leghisti.

(Foto di copertina da: ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

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