La teoria del complotto sull’Avigan che «viene tenuto nascosto»

22/03/2020 di Enzo Boldi

Quella sull’Avigan non è un bufala, ma si tratta di una notizia che merita un ulteriore approfondimento anche alla luce di quel che sta circolando da diverse ore sui social. Il farmaco utilizzato in Giappone, che sarà prodotto in Cina, ha realmente avuto un’efficacia molto buona contro il Coronavirus sul 90% dei cittadini sottoposti a questa cura nel Sol Levante. Lo dicono i dati sanitari locali. Ma insieme a questi dati positivi, ci sono anche molte perplessità che partono dalle sperimentazioni ancora parziali fino agli effetti collaterali. Sui social si parla di complotto Avigan, al grido di «c’è la cura ma non ce lo vogliono dire». Ma non è esattamente così.

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Abbiamo parlato degli aspetti positivi di questo medicinale. Occorre sottolineare, come fatto dallo stesso Cristiano Aresu – il farmacista romano che sui social ha parlato di questo Avigan – che l’effetto benefico si è avuto solamente sui pazienti che hanno contratto una forma lieve di Coronavirus. Per gli altri, quelli in gravi condizioni, non c’è stato nulla da fare. Questo è il primo tassello che porta a spiegare i motivi per cui questa cura sia ancora in fase di verifica e controllo.

Il complotto Avigan, la teoria che non regge

Il secondo capitolo riguarda un’altra affermazione detta dallo stesso 41enne farmacista romano, ora in Giappone, contro l’Aifa. Secondo lui, infatti, l’Agenzia italiana del Farmaco non ha minimamente preso in considerazione l’utilizzo dell’Avigan per curare il Coronavirus. Una cosa che non è reale: sul sito della stessa Aifa, si fa riferimento proprio a quell’anti-virale utilizzato nel 2015 per la gestione dell’emergenza ebola all’Istituto Spallanzani di Roma, uno dei punti di riferimento della ricerca in questo ambito. Inoltre, è tenuto in conto nella lista dei trattamenti contro il Coronavirus anche durante questa emergenza, proprio sulla base dei dati che arrivano da Oriente.

L’Aifa ha già avviato le verifiche

Insomma, non c’è nessun complotto Avigan al grido di «c’è la cura ma non ce lo dicono». Come accade per tutti i farmaci, prima di essere inserito nei protocolli ufficiali per la cura del Coronavirus (o di qualsiasi altra malattia), occorre avere una sperimentazione molto più articolata, con test specifici per confermarne l’efficacia. E l’Aifa già si è attivata in questo senso aprendo a un’operazione denominata fast track per velocizzare tutte le operazioni prima della conferma (o smentita) sulla cura contro il Covid-19.

 

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