«Censurate dal Viminale le foto del Coming out day»: la denuncia di Polis Aperta

11/10/2018 di Enzo Boldi

Oggi, 11 ottobre, si celebra la giornata del Coming Out Day per ricordare l’importanza di uscire dal silenzio e dichiarare la propria omosessualità. Una ricorrenza che, da trent’anni a questa parte, unisce tantissimi Paesi che lottano contro la discriminazione omofoba. In Italia, però, qualcosa non è andata nel verso giusto. A denunciare l’atteggiamento di censura è stata l’associazione Polis Aperta che ha puntato il dito contro il Viminale.

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Polis Aperta, associazione delle persone omosessuali in divisa, ha denunciato via Facebook la censura subita da «Se non mi nascondo lavoro meglio», campagna social a sostegno del coming out sul posto di lavoro. «Con enorme dispiacere non utilizzeremo tutte le foto che avevamo preparato per l’occasione – si legge sul post pubblicato sui canali social dell’associazione -. Come è giusto che sia, talune erano soggette ad autorizzazione da parte del Ministero dell’Interno, il quale ha negato la stessa. Per la Polizia di Stato troverete ahimè l’unica foto non soggetta ad autorizzazione».

La censura del Viminale nel giorno del Coming out day

Polis Aperta di batte, fin dal 2005, affinché siano rispettati i diritti sul posto di lavoro delle persone omosessuali e la giornata di oggi rappresenta una giorno perso per il Viminale: «Dispiace sottolineare come ancora una volta si neghi l’utilizzo di foto innocue e rispettose della Polizia di Stato, senza peraltro motivazione alcuna, che rilancino messaggi di inclusività e rispetto delle persone LGBT appartenenti alla P. di S., nonché un messaggio di reale apertura alla collettività, in particolare modo della comunità LGBTI».

Due le fotografie contestate dal Ministero dell’Interno

Due le immagini «censurate» dal Viminale. Nella prima era impressionata una foto, poggiata su una scrivania, nella quale comparivano due poliziotte in borghese abbracciate. Al fianco della cornice appariva un cappello della Polizia di Stato. La seconda, invece, si vedeva un pc acceso, sul cui schermo compariva l‘immagine sorridente di un poliziotto in borghese e del suo compagno. Di fronte al notebook erano posate le mostrine con grado e decorazioni. Ma la censura non ha riguardato solamente le foto, ma anche l’immagine della copertina di «Non chiedere, non dire? Vite di gay in divisa» scritto oltre di dieci anni fa da Giulio Russo.

(foto di copertina: da profilo Facebook di Polis Aperta)

 

 

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