Clearview AI ha detto che entro l’anno potrà identificare quasi ogni essere umano

Il suo obiettivo, dichiarato in una riunione interna, è quella di toccare quota 100 miliardi di foto nel suo database

18/02/2022 di Redazione

Vedere il tuo volto, anche da più punti di osservazione, in un database fotografico, probabilmente uno dei più grandi mai esistiti al mondo. E tutto senza aver formulato uno straccio di dichiarazione di consenso. L’azienda Clearview AI, che si occupa di riconoscimento biometrico e di intelligenza artificiale, sta continuando a far discutere per i suoi metodi controversi e per gli obiettivi al limite della fantascienza che caratterizzano la sua attività quotidiana. Secondo il Washington Post – che ha raccolto dichiarazioni di chi era a conoscenza di un meeting interno all’azienda davanti agli investitori – Clearview AI, se riuscisse a ottenere i fondi necessari, sarebbe in grado di accumulare oltre 100 miliardi di fotografie di volti, arrivando – di conseguenza – a schedare praticamente tutta la popolazione mondiale.

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Clearview AI e il riconoscimento facciale di tutti i cittadini del mondo

L’azienda ha chiesto, per raggiungere questo scopo, ben 50 milioni di dollari. La situazione potrebbe rapidamente sfuggire di mano. Facebook, Google, YouTube o Twitter: si tratta delle fonti da cui l’azienda – che, come potete vedere nella nostra sezione LEGGI ANCHE, è finita anche in una interrogazione parlamentare del deputato PD Filippo Sensi, a proposito di un presunto utilizzo dei suoi software da parte della Polizia italiana (leggi anche, su questo tema, il nostro approfondimento sul riconoscimento biometrico) – riesce ad attingere i materiali per accumulare 1,5 miliardi di fotografie al mese. Si tratta di una attività di scraping (ottenere dati a partire da altre piattaforme a cui gli utenti hanno prestato il loro consenso).

Clearview AI ha provato a giustificare questa sua ingente mole di dati. Al Washington Post, che ha chiesto la sua posizione in merito, l’amministratore delegato dell’azienda ha affermato che il database è raccolto legalmente e che ogni immagine conservata può contribuire «a salvare vite, a offrire giustizia a una persona innocente, a impedire una identificazione illecita».

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