Il batterio killer che ha ucciso 4 neonati a Verona era nel lavandino del reparto

Le indagini condotte sulla terapia intensiva neonatale dell'Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento

01/09/2020 di Redazione

In molti ricorderanno la vicenda di Matteo Salvini che mangiava ciliegie mentre Luca Zaia affrontava l’argomento. Adesso, la questione delle morti sospette dei neonati in un ospedale di Verona è stata presa di petto dalla commissione di verifica che ha avuto l’incarico di analizzare le motivazioni che hanno portato ai decessi causa citrobacter, ma anche al coinvolgimento di altri 96 neonati ricoverati nel reparto di terapia intensiva neonatale.

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Citrobacter a Verona, la causa della diffusione nell’uso di un lavandino

Secondo la relazione, la responsabilità sulle morti sarebbe stata da attribuire dunque al citrobacter che si sarebbe annidato all’interno di un lavandino del reparto di terapia intensiva neonatale, da dove il personale sanitario attingeva l’acqua da somministrare – insieme al latte – ai neonati della struttura. Un oggetto di trasmissione molto pericoloso se si considera che il personale utilizzava costantemente quel lavandino e per azioni molto frequenti nell’ambito di una giornata.

Le morti sospette di neonati nell’ospedale di Verona sono avvenute tra il 2018 e l’agosto del 2019. Probabile che il Citrobacter sia stato introdotto all’interno della struttura – una di quelle che dovrebbe essere tra le più sterili di un intero ospedale – a causa di negligenze nel rispetto delle stringenti norme igieniche e di sicurezza. L’utilizzo ripetuto di materiali monouso (come guanti o copri-scarpe), di mascherine e di camici particolari potrebbe aver fatto entrare il batterio nel reparto e aver dato il via a una vera e propria colonizzazione del lavandino.

Dopo le indagini della commissione, sarà la procura di Verona a intervenire

Le attenzioni della commissione sanitaria di inchiesta si stanno concentrando anche sul perché sia stata utilizzata dell’acqua di rubinetto e non dell’acqua sterile da somministrare ai neonati. Nel frattempo i locali dell’ospedale sono stati completamente sanificati, per ridurre ai minimi i rischi per i pazienti. Sarà la procura di Verona, ora, a individuare eventuali responsabili per quanto accaduto.

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