Cinema America, tra gli accusati anche il coordinatore del Blocco Studentesco che postava vignette di Hitler

19/06/2019 di Enzo Boldi

Le telecamere di sicurezza piazzate nella zona di Trastevere hanno aiutato i Carabinieri e gli agenti della Digos a isolare le immagini del pestaggio della scorsa notte a Roma, quando alcuni giovani sono stati aggrediti e picchiati perché indossavano a «maglia antifascista» del Cinema America. Sarebbero quattro i responsabili delle violenze, tutti appartenenti e vicini ai movimenti dell’estrema destra capitolina. Tra di loro, secondo quanto riportato da Il Messaggero, anche il coordinatore del Blocco Studentesco romano, molto vicino a CasaPound e con una bacheca social in cui anche il termine apologia impallidirebbe.

Non si tratta, dunque, del classico ragazzetto di strada la cui testa è stata invasata da concetti di stampo fascista e neo-fascista, ma di un dirigente di uno dei gruppi più influente nelle dinamiche delle politiche-giovanili a Roma e in tutta Italia. L’aggressione ai ragazzi con la maglia del Cinema America, dunque, assume contorni ancora più inquietanti. Scorrendo la bacheca Facebook del giovane, infatti, si trovano immagini davanti alla sede di CasaPound e una vignetta su Hitler.

Cinema America, individuati gli aggressori

Tra le altre cose, come racconta FanPage, lo stesso ragazzo guidò – nelle vesti di dirigente, leader e coordinatore – anche la manifestazione del Blocco Studentesco dello scorso 29 marzo a Roma. Una marcia che si concluse con l’ingresso e l’incontro al Miur, con tanto di dichiarazioni a mezzo stampa rilasciate nei minuti successivi a questo vertice. Un ruolo, dunque, pubblico e di rilievo che rende l’aggressione ai ragazzi del Cinema America un problema ancor più grande rispetto alle ferite patite da quei giovani, colpevoli solamente di indossare una maglietta simbolo dell’antifascismo.

Lo sdoganamento dell’odio contro gli antifascisti

In attesa dei fermi e degli arresti, appare evidente come i termini usati nell’ultimo anno per sdoganare le aggressioni di stampo fascista abbiano legittimato atteggiamenti criminali di questo tipo. Anche un coordinatore e un dirigente, quindi si è sentito libero di partecipare a un pestaggio. E la chiamavano goliardia.

 

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