Come funziona tecnicamente la Carta d’Identità Elettronica

Uno strumento di cui si è parlato in Italia per oltre 15 anni, fino alle linee guida diventate ufficiali nel 2015

23/12/2022 di Enzo Boldi

Un tempo esisteva solamente la versione cartacea, quella da portare sempre con sé come strumento di identificazione da parte delle forze dell’ordine (e non solo). Poi, con il passare degli anni, la sua struttura è stata modificata. Non solo per quel che concerne l’aspetto meramente “fisico” e i materiali utilizzati, ma anche per quel che riguarda le sue funzionalità. E così, con un decreto ministeriale del 2015, anche in Italia si è passati dalla classica Carta d’Identità (in forma cartacea) alla Carta d’Identità Elettronica: la CIE.

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In Italia si è arrivati alla modifica dei documenti di identificazione (basati su un Regio Decreto del 1940) nel 2015, dopo anni di dibattito basato anche su esperienze che arrivano dall’estero. E così, dopo molti ragionamenti tecnici e politici, si arrivò al Decreto Ministeriale del 23 dicembre 2015 in cui sono state fornite tutte le indicazioni e le linee guida attorno alle modalità di rilascio della Carta d’Identità Elettronica. Il documento appare, fin dalla propria genesi, come una card (delle dimensioni di una carta di credito) e contiene indicazioni sia sulla parte frontale che sul retro.

Come si evince dall’immagine pubblicata sul sito del Ministero dell’Interno – il dicastero che si occupa delle regolamentazioni sul rilascio della CIE -, alcuni accorgimenti e novità sono state introdotte nel corso degli anni. Ma il suo funzionamento è rimasto lo stesso in entrambe le versioni. Sia per quel che riguarda l’identificazione “fisica”, sia per quel che concerne quella elettronica e digitale.

CIE, come funziona il microchip

A differenza della versione cartacea, quella elettronica non ha cambiato solo materiali, dimensioni e layout, ma ha al suo interno un microchip contactless che contiene diverse informazioni che sono utili per l’identificazione digitale:

  • dati personali, la foto e le impronte del titolare, protetti da meccanismi che ne prevengono la contraffazione e la lettura impropria;
  • informazioni per consentire l’autenticazione in rete da parte del cittadino a servizi online erogati da pubbliche amministrazioni e imprese;
  • ulteriori dati per servizi a valore aggiunto, in Italia e in Europa.

Tutto ciò può essere “letto” attraverso strumenti ad hoc come il lettore NFC (che però non è presente su tutti i dispositivi). Ma quali sono i dati contenuti non solo sulla carta, ma anche all’interno del chip contactless? Questa la spiegazione ufficiale del Viminale:

«Il microchip contactless (senza contatto) integrato nel documento rende la CIE uno strumento unico e sicuro per la verifica dell’identità del titolare e per l’accesso ai servizi online di pubbliche amministrazioni. All’interno del microchip sono memorizzati in maniera sicura i dati personali e biometrici del titolare (foto e impronte digitali), nonché le informazioni che ne consento l’identificazione online.
I dati contenuti nella CIE, ad eccezione delle impronte digitali, possono essere letti semplicemente con un computer a cui è collegato un lettore di smartcard contactless o con uno smartphone dotato di interfaccia NFC (Near Field Communication). L’accesso alle impronte digitali è permesso solo alle autorità di controllo dotate di specifiche autorizzazioni».

Dunque, basterà poggiare la propria CIE su un lettore NFC per poter inviare ai portali istituzionali (di enti come INPS o Agenzia delle Entrate, per fare due esempi) e autenticarsi per accedere al proprio profilo o posizione. Perché nel chip sono contenute queste informazioni:

  • Comune o Ufficio Consolare emettitore;
  • Nome;
  • Cognome;
  • Luogo e data di nascita;
  • Sesso;
  • Statura;
  • Cittadinanza;
  • Immagine della firma del titolare;
  • Eventuale non validità per l’espatrio;
  • Fotografia;
  • Immagini di 2 impronte digitali (un dito della mano destra e un dito della mano sinistra);
  • Nome e cognome del padre e della madre (nel caso di un minore);
  • Codice fiscale nei formati alfanumerico e codice a barre;
  • Estremi dell’atto di nascita;
  • Indirizzo di residenza;
  • Comune di iscrizione AIRE (solo per i cittadini residenti all’estero).

Ma il chip non basta: per l’autenticazione sui siti online, occorre anche inserire il codice di 8 cifre che viene rilasciato contestualmente alla richiesta (i primi 4 numeri) e alla consegna del documento (i restanti 4 numeri che compongono il PIN).

Come richiederla

Le modalità di richiesta ed emissione sono molto simili a quelle delle vecchia carta d’identità elettronica. Ci si reca nella sede degli uffici dedicati del proprio Comune (nelle grandi città ci si può rivolgere agli uffici dei vari Municipi), portare con sé le foto-tessere, compilare i moduli e pagare il dovuto (si parla di una cifra intorno ai 22 euro, tra le spese di emissioni calcolate dal Ministero dell’Interno e i diritti di segreteria). Poi si dovrà attendere il rilascio (fonti ufficiali parlano di sei giorni tra la richiesta e l’invio presso il proprio indirizzo di domicilio o residenza).

Ma la CIE rappresenta l’evoluzione della tecnologia, quindi negli ultimi anni è stato sviluppato un progetto chiamato Agenda CIE che permette ai cittadini di prenotare il proprio appuntamento per il primo rilascio (o rinnovo) della Carta d’Identità Elettronica e procedere (nei Comuni che hanno attivo questo servizio) anche al caricamento delle propria foto-tessera. Questo, però, non basta. Occorre comunque recarsi fisicamente negli uffici per procedere con la verifica dei documenti in essere (o della denuncia alle forze dell’ordine, in caso di furto o smarrimento), lasciare i propri dati biometrici (l’impronta digitale) e saldare il conto per l’ottenimento della Carta (ancora non è in funzione il ponte con PagoPA). La durata del documento è rimasta invariata rispetto alla versione precedente: per tutti i maggiorenni è richiesto il rinnovo ogni 10 anni, 5 anni per coloro i quali hanno un’età compresa tra i 3 e i 18 anni e 3 anni per i bambini di età inferiore ai 3 anni.

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