La strana coincidenza di Facebook che ha deciso di fare a meno degli Instant Articles

Anche CrowdTangle sta per spegnersi. Addio a due strumenti utili all'editoria sul social di Meta. Un caso o una strategia legata ai vari recepimenti della direttiva UE sul copyright?

20/01/2023 di Enzo Boldi

A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina. Un vecchio, ma sempre attuale, detto popolare accompagna il pensiero di editori e professionisti del mondo dell’informazione online. Soprattutto all’indomani della decisione dell’AgCom di dare il via libera al regolamento sull’equa distribuzione (che sinteticamente chiameremo “equo compenso“) «del valore generato dallo sfruttamento sulla rete di una “pubblicazione di carattere giornalistico” tra gli editori (titolari dei diritti) e le piattaforme che veicolano questi contenuti online». Il decreto legislativo italiano, dunque, entrerà ufficialmente in vigore basandosi (per larga parte) sulla direttiva Europea sulla protezione del diritto d’autore. Un cambio epocale (che in altri Paesi, anche nella UE, è già avvenuto) che, però, ha già fatto sollevare alcune critiche. Alla luce di questa decisione, oggi appare sempre più strana la coincidenza che si paleserà a breve: dalla chiusura degli Instant Articles su Facebook alla fine della poco gloriosa “carriera” del tool CrowdTangle.

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Perché parliamo di coincidenza strana? Il via libera dell’AgCom al decreto legislativo 177 del 2021 è solo la cartina di tornasole del percorso normativo comunitario introdotto dalla direttiva UE sul diritto d’autore. L’introduzione del concetto di equa distribuzione del valore generato dallo sfruttamento sulla rete di una pubblicazione di “carattere giornalistico” non è piaciuta a tutti gli editori. Ma – e questo è il punto di volta – neanche alle aziende Big Tech. Perché ora (in realtà da tempo, visto che alcuni Paesi come Francia e Olanda hanno già recepito e resa attiva la norma, mentre alcuni grandi gruppi editoriali hanno firmato accordi singoli – o di gruppo – con le principali piattaforme online), sembra quasi impossibile non spingersi oltre nell’analisi della imminente chiusura Instant Articles.

Chiusura Instant Articles e la direttiva UE sul copyright

Proviamo a partire dall’inizio. Gli Instant Articles vennero inseriti su Facebook nel lontano 2015. Si tratta (sono ancora attivi, anche se a breve – probabilmente alla fine di aprile – cesseranno la loro funzione sul social) di uno strumento in grado di indicizzare contenuti giornalistici (parliamo non solo di articoli, ma anche di foto e video) dando loro maggiore risalto, attenzione e visibilità. Insomma, una funzionalità che provoca un forte “boost” in termini di visualizzazioni. Piano piano, però, il loro “potere” è andato spegnendosi e le date sembrano essere sospette: molte testate hanno visto un crollo di indicizzazione tramite Instant Articles, proprio nel periodo immediatamente successivo alla decisione dei vari Paesi di procedere con il recepimento della direttiva europea sul copyright e l’introduzione del concetto di equo compenso.

Da quando si è entrati nel vivo della questione, dunque, qualcosa è cambiato. E ora si sta arrivando alla chiusura Instant Articles. Dunque, gli articoli e i contenuti giornalistici pubblicati su Facebook hanno visto da tempo ridotto (e non di poco) quel boost di visualizzazioni. E a breve, come confermato da Axios, quello strumento sparirà. E il sillogismo appare abbastanza facile: meno visualizzazioni che “arrivano” dalla condivisione su Facebook equivale a dire che la quota dell’equo compenso (basato soprattutto sulle visualizzazioni derivanti) sarà – ovviamente – ridotta.

Il caso precedente (e la fine di CrowdTangle)

Siamo maligni a pensare tutto ciò? In realtà c’è un precedente, piuttosto recente, che arriva dal Canada. Il Paese del continente Nordamericano è stato tra i primi (dopo l’Australia) a dichiarare la propria intenzione di proteggere l’editoria dallo strapotere dei social e dei Big Tech (perché in tutta questa vicenda è coinvolta, ovviamente, anche Google). L’idea è, come previsto anche dalla direttiva europea (seppur con sfumature differenti), di chiedere un equo compenso alle piattaforme digitali su cui vengono condivisi e pubblicati contenuti di carattere giornalistico. E nell’ottobre scorso, Meta (società madre di Facebook) rilasciò una dichiarazione che non lascia spazio a molte interpretazioni: «Se questa proposta di legge diventasse legge, creando forme di responsabilità finanziaria senza precedenti a livello globale per i link o i contenuti di notizie, potremmo essere costretti a valutare se continuare a consentire la condivisione di contenuti di notizie su Facebook in Canada, come definito dalla legge sulle notizie online».

Ed eccoci alla chiusura Instant Articles, spiegata in una dichiarazione off topic da parte di Facebook: se non si può più guadagnare in solitaria dalla condivisione di link di contenuti giornalistici, si è pronti a staccare la spina ai contenuti giornalistici. A corredo di tutto si inserisce anche la notizia della cessazione di CrowTangle, il tool che tiene traccia dei post e degli articoli più virali su Facebook. A breve anche “lui” smetterà di vivere e sarà cancellato dalla rete. Due indizi che confermano l’assunto iniziale: a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.

 

(Foto IPP/imagoSport/Revierfoto)

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