Cos’è il “Chips Act” di cui ha parlato Mario Draghi in Parlamento

Il Presidente del Consiglio, intervenendo alla Camera in vista della riunione del Consiglio europeo (e del summit straordinario Nato e il vertice dei Paesi del G7) ha parlato di un provvedimento preso dalla Commissione UE a febbraio

23/03/2022 di Enzo Boldi

Indipendentemente dalla guerra in Ucraina, ma strettamente correlato anche alla situazione di tensioni internazionali per quel che sta accadendo tra Mosca e Kiev. Mercoledì mattina, intervenendo alla Camera dei deputati per le sue comunicazioni in vista del Consiglio Europeo in programma il 24 marzo (seguito da un summit straordinario Nato e dal vertice dei Paesi del G7), il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha fatto riferimento anche a un altra questione che viaggia su binari paralleli alla crisi energetica: la mancanza di chip che ha messo a repentaglio (e in alcuni casi l’ha rallentata) la produzione industriale. Il capo del governo, parlando di tutto ciò, ha fatto riferimento a un provvedimento approvato lo scorso febbraio dalla Commissione Europea: il Chips Act.

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Si tratta di un piano di investimenti per scongiurare l’eccessiva dipendenza (emersa fragorosamente negli ultimi due anni abbondanti) di microchip e semiconduttori prodotti all’estero. E Mario Draghi ha spiegato in cosa consiste:

«Il rafforzamento dell’economia europea passa anche dalla tutela delle aree industriali strategiche, da sostenere con adeguati investimenti in innovazione e ricerca scientifica e tecnologica. Una priorità è aumentare la produzione di microchip in Europa. L’ambizione europea è aumentare la propria quota di mercato dal 10 al 20 per cento della produzione globale di chip entro il 2030. Questo incremento ci permetterebbe di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti a fronte di eventuali ritardi nelle importazioni. Il ‘Chips Act’ della Commissione europea costituisce un importante passo in avanti per raggiungere questi obiettivi. Intendiamo aumentare gli investimenti nella ricerca, e sviluppare e rafforzare una capacità produttiva verticalmente integrata, che assicuri un’effettiva autonomia nella produzione e packaging dei microchip. Dobbiamo accelerare la realizzazione del secondo Importante Progetto di Comune Interesse Europeo nella microelettronica. A livello nazionale il Governo ha approvato a inizio mese la creazione di un fondo da oltre 4 miliardi per sviluppare l’industria e la ricerca sui semiconduttori e sulle tecnologie innovative».

Si parla espressamente, dunque, di investimenti per la produzione di microchip per rimanere parzialmente indipendenti dal mercato extra-UE.

Chips Act, cos’è il progetto UE per la produzione di chip

Come si legge sul portale ufficiale della Commissione Europea sul Chips Act, il progetto prevede l’aumento della produzione “in house” dei microchip, passando dall’attuale 10% al 20% delle produzione globale. Un piano che dovrebbe arrivare a compimento entro la fine del 2030. Ma oltre al livello produttivo, all’interno del documento (che era stato annunciato nel settembre dello scorso anno, prima dell’approvazione all’inizio del 2022) si trovano anche altri dettagli sul ruolo dell’Unione Europea con le tre principali iniziative comunitarie:

  1. Un’iniziativa Chips for Europe per sostenere lo sviluppo di capacità tecnologiche su larga scala e l’innovazione nei chip all’avanguardia;
  2. Un nuovo quadro per attrarre investimenti su larga scala nelle capacità di produzione e garantire la sicurezza dell’approvvigionamento;
  3. Un meccanismo di coordinamento tra gli Stati membri e la Commissione per monitorare gli sviluppi del mercato e anticipare le crisi.

Perché oltre alla crisi energetica provocata dalla Guerra in Ucraina e le inevitabili tensioni con la Federazione russa, negli ultimi anni molte imprese e aziende a livello globale hanno sofferto molto proprio perché la carenza dei semiconduttori ha bloccato le produzioni. E con il Chips Act si vuole provare a rendere l’Europa più indipendente da quel punto di vista.

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