Chi era Gaetano Marino?
24/08/2012 di Maghdi Abo Abia
Quando un uomo viene ucciso in pieno giorno da un sicario il quale gli scarica addosso dieci colpi mentre i passanti fuggono terrorizzati, vuol dire che c’è qualcosa sotto.
L’AGGUATO – Del resto come si può spiegare l’agguato in cui ha trovato la morte Gaetano Marino, 48 anni, chiamato “manuzza” o “moncherino” a causa di uno scoppio che gli portò via entrambe le mani? Il camorrista, esponente di spicco del clan degli Scissionisti, è stato ucciso a due passi dalla spiaggia affollata di Terracina, come spiega Il Messaggero. I sicari lo hanno raggiunto nel luogo in cui da due mesi stava passando con la famiglia le vacanze estive. Marino, intorno alle 17 del 23 agosto, era in spiaggia con un amico quando ha ricevuto una telefonata che lo invitava in un determinato posto a pochi passi dall’arenile al marciapiede.
OTTO COLPI – Probabilmente avrebbe preferito presentarsi all’appuntamento con la morte in un abbigliamento diverso rispetto a costume ed infradito, e probabilmente sarebbe stato più “comodo” nella fuga tra le auto in sosta quando si è reso conto che la punto di colore grigio con a bordo gli assassini lo ha puntato. Il sicario è sceso, ha sparato dieci colpi con una pistola automatica calibro 21. Di questi otto hanno colpito la vittima, tra collo e torace. L’ultimo, quello di grazia, dietro la testa. Gaetano Marino doveva morire a Terracina, ed è morto.
E LA MACCHINA? – Inevitabile il panico per la strada, del resto come rimanere indifferenti quando si assiste ad una scena del genere? Molti passanti sono fuggiti urlando, il lido Sirenella, dove Marino si stava godendo il riposo, si è svuotato di colpo. Fortunatamente per i bagnanti la vittima è stata attirata fuori dal lido altrimenti la sparatoria tra gli ombrelloni avrebbe causato una strage. Una volta finito Marino, il killer insieme al complice, alla guida della vettura, sono fuggiti buttando giù qualche motorino. La polizia sta cercando la macchina grazie al numero di targa, ma se l’esperienza ha insegnato qualcosa, la vettura verrà ritrovata bruciata in qualche campagna. Chi avrebbe interesse a farsi beccare in un modo tanto dilettantesco?
FAIDE TRA CLAN – E dire che Marino era accompagnato da due guardie del corpo. Eppure all’appuntamento ci è andato da solo. Secondo la polizia, l’esecuzione rientra in una logica di faide tra clan, se non addirittura ad una divisione tra gli scissionisti. Quel che è certo è che Marino doveva morire, possibilmente in modo plateale. Il sindaco Nicola Procaccini, del Pdl, prova a gettare acqua sul fuoco negando categoricamente affari ed impicci di Marino e del suo gruppo sul territorio da lui governato. Resta però un dato di fatto: in questa zona del litorale pontino sono molti i boss che vengono a svernare.
LA SAGA DEI MCKAY – Marino ha passato le ultime cinque estati allo stesso lido, il Sirenella, ed allo stesso ombrellone. Come nel solco dell’esperienza camorrista, anche in questo caso il Boss non badava a spese. Due mesi nell’hotel Albatros con la moglie, i due figli, parenti, amici, guardie del corpo. Si tratta della prova del fatto che Marino non fosse un personaggio che amava nascondersi. Roberto Saviano dalle colonne del Post ricorda la sua storia e quella del fratello Gennaro, chiamati McKay per via della somiglianza del padre Crescenzo, ucciso dai Di Lauro per vendetta, con un vecchio personaggio di una serie televisiva western. I due furono promotori militari della faida tra il cartello degli Scissionisti e quello dei Di Lauro, con i primi che ne uscirono vincitori.
MUTILATO – Gaetano fu scovato dalla polizia nel dicembre 2004 in un albergo di lusso della costiera sorrentina, a Massa Lubrense. Si nascondeva lì per sfuggire alla vendetta dei killer rivali che lo cercavano, ed era sempre accompagnato dal suo maggiordomo che aveva il compito di accudirlo. Gaetano Marino, chiamato anche “o’ moncherino”, come detto precedentemente, non poteva mangiare da solo, non poteva bere né cucinare, a causa della perdita delle mani per lo scoppio di un ordigno. Guerra di camorra con i Ruocco, anni ’90, si voleva fargli saltare la villa e una bomba gli esplose in mano.
LA STORIA – Secondo un’altra versione perse gli arti perché voleva lanciare una bomba a mano esplosa prima del tempo. Gaetano Marino è stato per la camorra una sorta di ambasciatore dei sodalizi di Secondigliano con la mafia albanese, come dimostrato dall’inchiesta del Gico di Bari dell’ottobre 2010. Il Messaggero ci racconta altre cose relative a manuzza, il quale spezzo veniva paragonato a Manomozza, ovvero Salvatore Caianiello da Mugnano, il quale era dotato di mani di legno che andarono a sostituire le originali perse in un attentato. Gaetano, nonostante il curriculum, nell’ambiente era rimasto il fratello di Gennaro, Genny McKay. Cominciò come gregario dei Di Lauro, nei tempi del potere di Ciruzzo ‘o milionario, all’epoca a a capo dell’Alleanza di Secondigliano.
IL SALUTO IN TV DELLA FIGLIA – Gennaro era uno che si era ritagliato un posticino al sole della camorra napoletana dando una mano in famiglia, prima con le estorsioni e poi con la droga. Negli ultimi anni arrivò il riconoscimento, ovvero l’affidamento della piazza di spaccio delle Case Celesti, che rappresentava in nome e per conto del fratello detenuto. Gaetano era un venditore e consumatore di cocaina. Quando venne arrestato otto anni fa giustificò la sua fuga come un bisogno di vacanze. Invece si nascondeva dai sicari, e con sé aveva mezzo chilo di cocaina. Come detto, Marino non era uno che si nascondeva, e non si nascose neanche davanti alle telecamere di Rai Due quando la figlia Mary, concorrente del programma tv “Canzoni e Sfide”, registrata nel settembre 2010 al teatro Politeama di Catanzaro e andata in onda all’antivigilia di Capodanno, lo rese protagonista di un siparietto con il coinvolgimento della presentatrice Lorena Bianchetti.
PERCHE’? – Mary era un’ospite del programma, e presentava una canzone e una lettera dedicate al padre. “Tu sei il padre più bello del mondo che non cambierei”, aveva cantato dopo l’annuncio della Bianchetti la quale l’annunciò così: “Vogliamo a questo punto proporvi un’esibizione veramente intensa. Lei è una bambina, ma ha voluto scrivere e dedicare una lettera al suo papà, davvero molto toccante”. La conclusione del siparietto fu per certi versi ancora più particolare, al punto di provocare l’indignazione espressa a mezzo facebook di Roberto Saviano: “È bellissimo questo brano. Ti va di fare una sorpresa a papà? Ti va di dargli un bacino? Dov’è… signor papà, c’è Mary che vorrebbe darle un bacinò. E lì, in prima fila, ecco Gaetano Marino che dà un bacio a sua figlia”.
COLPA DEGLI ESTERNI – Saviano si chiese per quale motivo il teatro Politeama dovette omaggiare il boss con cotanta dedizione. “Perché la Rai ha messo in scena questa celebrazione? Il mondo degli appalti che riguardano lo spettacolo è da sempre infiltrato. Prima o poi si riuscirà a svelare i legami tra mafie, televisioni, musica e spettacolo”. Massimo Liofredi, all’epoca direttore di Rai Due, rispose a stretto giro di posta: “Quella trasmissione fu il frutto di una acquisizione di diritti da un produttore esterno. Quanto ai contenuti se ne occupò il produttore esterno responsabile dei contenuti e degli ospiti, oltre a un delegato di produzione Rai”.
L’ARRESTO DI GENNARO – Insomma, Gaetano McKay ottenne il suo momento di gloria grazie ai produttori esterni. La Rai non mise voce in capitolo e la Bianchetti venne mossa come un burattino. Meno male che non hanno cantato “nu latitante” di Gianni Celeste, ma solo perché Marino era lì. Ma Gaetano non era Gennaro. Il fratello minore aveva fatto conoscere il suo peso criminale quando Paolo Di Lauro aveva lasciato il comando al figlio Cosimo. Un errore di valutazione che provocò la scissione. Gli spagnoli, Cesare Pagano, Raffaele Amato, Raffaele Abbinante ed i McKay si separarono diventano gli “spagnoli”. Genny doveva morire, ma per sua fortuna venne acchiappato dalle forze dell’ordine prima che i killer di Di Lauro potessero agire. Era la notte tra il 24 ed il 25 novembre 2004 e l’arresto avvenne a Scampia.
LA RAPPRESAGLIA – Perso il loro uomo, gli uomini di Cosimo Di Lauro fecero saltare in aria casa sua, una villetta con piscina, deserta, in una traversa di via Limitone Arzano. Casa disabitata perché gli scissionisti, tutti, erano riparati in nascondigli più sicuri proprio temendo vendette e rappresaglie. Gaetano, arrestato a sua volta, non poté essere ucciso per rappresaglia, fino a ieri. Faidadiscampia parla dell’arrivo dei killer direttamente da Secondigliano per vendetta visto la decisione di Marino di schierarsi con i Di Lauro ed i gruppi di Venella Grassi per assaltare le piazze di spaccio di Scampia.
VENDETTA – Si tratta di una guerra senza esclusione di colpi. Ma la zona 167 è ancora in mano al terzetto Notturno-Abete-Abbinante. L’agguato a Marino però lascia trapelare il rischio di uno scontro che porterà alla vendetta per la morte dell’alleato. I gruppi coinvolti possono godere di una potenza di fuoco senza pari, ed il rischio che si venga a replicare un secondo scontro come quello tra i Di Lauro e gli Scissionisti è più concreto che mai. La morte di “manuzza” dà un nuovo significato al tentato agguato contro Giovanni Esposito, detto “o muor”, cognato degli Abbinante e capozona del rione Monterosa.
UNA NUOVA FAIDA – Un agguato fallito equivale ad un suicidio. Non si può escludere che la morte di Marino sia legata a questo episodio, o forse si tratta della realizzazione della promessa di Arcangelo Abete pochi giorni dopo l’omicidio del nipote Ciro Abrunso nel rione Barra. Abete, al momento agli arresti, rivelò in sala colloqui, spiegò al figlio in lacrime che l’omicidio sarebbe stato vendicato. Il colloquio venne intercettato da una cimice e rappresenta la prova che la morte di Gaetano verrà vendicata tra non molto tempo. In fondo bisogna conservare il potere ed il prestigio di varie famiglie impegnate nella lotta per il controllo del territorio e del traffico di droga. La storia, del resto, si ripete sempre.