La decisione del Garante Privacy su ChatGPT vista dall’estero
La notizia del blocco della chatbot basata sull'intelligenza artificiale conversazione sviluppata da OpenAI ha fatto il giro del mondo. Ma come si muoveranno gli altri Paesi?
03/04/2023 di Redazione Giornalettismo
Quel che è successo in Italia nel corso della giornata di venerdì 31 marzo ha avuto una vasta eco anche internazionale. Prima la notizia delle decisione dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali di disporre «la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI», poi la “contromossa” dell’azienda statunitense di rendere ChatGPT bloccato sul nostro territorio. Due eventi consequenziali che, inevitabilmente, hanno resto questo tema molto sensibile a livello globale. Buona parte della stampa straniera, infatti, ha deciso di raccontare ai propri lettori la decisione presa dal Garante per la Privacy italiano, spiegando anche le motivazioni alla base del provvedimento.
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Come riportato – per esempio – dal New York Times, la decisione del Garante Privacy italiano è unica nel suo genere. Nessun altro Paese, infatti, è intervenuto per disporre la sospensione temporanea del trattamento da parte della piattaforma chatbot basata sull’intelligenza artificiale conversazionale. Perché OpenAI aveva messo a disposizione il suo strumento “free” (ChatGPT-3) in quasi tutti i Paesi, a eccezione di Russia, Cina, Corea del Nord e Iran (escluse per evidenti controversie politiche con i governi e i regimi). Dunque, l’Italia è diventato il primo Stato europeo a mettere in evidenza non solo gli effetti del data breach del 20 marzo scorso (confermato anche dal Ceo di OpenAI Sam Altman), ma anche tutte le criticità per quel che riguarda il GDPR e il trattamento dei dati (compresa l’accessibilità alla piattaforma di minori di 13 anni).
ChatGPT bloccato in Italia, le reazioni dall’estero
Un’altra testata online statunitense, esperta di tech e digitale, come The Verge ha sottolineato come l’Autorità italiana fosse già intervenuta in un’altra occasione per disporre il blocco di un’altra piattaforma basata sull’intelligenza artificiale conversazionale: si tratta dell’app Replika, “l’amico virtuale” su cui Giornalettismo aveva già scritto un monografico. Rimanendo alla stampa americana, ovviamente questa notizia è stata trattata da Bloomberg, Cnn e da molte altre testate. Un’indicazione differente, rispetto alla mera narrazione dei fatti, è rappresentata dalla britannica BBC che ha raccolto le indicazioni della Commissione irlandese che ha spiegato di seguire con attenzione le contestazioni mosse dal Garante Privacy italiano, ma che non la seguirà in modo autonomo. Anzi: «Si coordinerà con tutte le autorità per la protezione dei dati dell’UE».
Come si muoveranno gli altri?
Dunque, dall’estero emerge una grandissima attenzione su questa vicenda. Ma l’Europa come si muoverà? Partiamo da una dichiarazione-tweet della Vicepresidente esecutivo della Commissione europea Margrethe Vestager.
No matter which #tech we use, we have to continue to advance our freedoms & protect our rights. That’s why we don’t regulate #AI technologies, we regulate the uses of #AI.
👉 Let’s not throw away in a few years what has taken decades to build.#SummitForDemoracy @StateDept 🇺🇸 pic.twitter.com/pW7Y6myEml
— Margrethe Vestager (@vestager) March 31, 2023
Il tweet è stato pubblicato quasi contestualmente alla notizia di ChatGPT bloccato in Italia. E un portavoce della Commissione UE ha dichiarato alla Reuters: «Ci aspettiamo che tutte le aziende attive nell’UE rispettino le norme sulla protezione dei dati dell’UE. L’applicazione del regolamento generale sulla protezione dei dati è responsabilità delle autorità di protezione dei dati dell’UE». Dunque, queste parole confermano la linea già delineata dall’ormai famoso AI Act, la proposta di legge sull’intelligenza artificiale dell’Unione Europea. E a breve, entro la fine di aprile, è prevista l’approvazione del testo presentato nel 2021. E lì si fa riferimento anche al GDPR e al trattamento dei dati.