Coronavirus, che differenza c’è tra il virus isolato al Sacco e quello allo Spallanzani

Un’altra grande notizia nel campo della ricerca scientifica. Ancora una volta ci troviamo a celebrare un importante successo messo insieme da una equipe di ricercatori perlopiù formata da precari. Non per questo, la loro professionalità ne esce sminuita, anzi. Il traguardo raggiunto presso l’istituto Sacco per le malattie infettive di Milano è fondamentale nella battaglia al coronavirus. Il tema di ricerca in questione, infatti, è riuscito a isolare il ceppo italiano coronavirus, quello che si è sviluppato in maniera autoctona in Italia.

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Ceppo italiano coronavirus isolato all’ospedale Sacco

La professoressa Claudia Balotta ha coordinato le ricerche di Alessia Loi, Annalisa Bergna e Arianna Gabrieli, che hanno lavorato accanto a Maciej Tarkowski e a Gianguglielmo Zehender. Il virus, così isolato, sarà messo a disposizione della comunità scientifica per essere studiato e per analizzare i rimedi più efficaci per il trattamento. Il tutto è partito da quattro pazienti di Codogno che hanno presentato i sintomi e che sono risultati positivi al coronavirus.

C’è una differenza importante con un altro successo della nostra ricerca scientifica, ottenuto questa volta a inizio del mese di febbraio all’istituto romano dello Spallanzani. Anche in quel caso, un team di ricercatori in maggioranza precari aveva isolato il virus, questa volta partendo dalla coppia di cinesi che era stata contagiata in patria e che aveva raggiunto Roma per una vacanza. In quel caso, si era trattato di un virus che era già stato isolato dai cinesi a inizio di gennaio e che, soprattutto, si era diffuso in quell’area.

Il virus isolato al Sacco, invece, presenta delle caratteristiche distinte: è autoctono, nel senso che si è sviluppato in Italia, e ha delle sue peculiarità. «Siamo riusciti a isolare virus autoctoni, molto simili tra loro ma con le differenze legate allo sviluppo in ogni singolo paziente – ha detto il team di ricercatori – seguire le sequenze molecolari e tracciare ogni singolo virus per capire cos’è successo, come ha fatto a circolare e in quanto tempo».

Sbalorditiva anche la prontezza dell’operazione: le ricercatrici e i ricercatori sono al lavoro sul ceppo autoctono di coronavirus da domenica scorsa: oggi siamo a giovedì e il risultato può dirsi già pienamente raggiunto.

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