La violenza contro le donne non conosce lockdown: a marzo richieste di aiuto aumentate del 74,5%

16/04/2020 di Enzo Boldi

Numeri imperdonabili. Dal 4 marzo al 5 aprile i centri antiviolenza hanno ricevuto il 74,5% di richieste di aiuto da parte di donne maltrattate rispetto alla media mensile registrata nel corso del 2018. Un dato impressionante che, come già abbiamo denunciato in passato, fa i conti con quella sottovalutazione del fenomeno da parte dei vari decreti per contenere il Coronavirus. I numeri diffusi da D.i.re (Donne in Rete contro la violenza) sono lo specchio di cosa stia accadendo in molte (troppe) case italiane in questo momento di lockdown.

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«Dal 2 marzo al 5 aprile 2020 i centri antiviolenza D.i.Re sono stati contattati complessivamente da 2.867 donne, di cui 806 (28%) non si erano mai rivolte prima ai centri antiviolenza D.i.Re.», si legge nel comunicato diffuso dall’associazione che riunisce 80 centri violenza non istituzionali. Numeri da brivido che confermano i timori emersi fin dai primi giorni e dai primi decreti che hanno costretto molte donne italiane e uomini a rimanere in casa.

Centri antiviolenza, richieste di aiuto aumentate del 74,5%

«L’incremento delle richieste di supporto, rispetto alla media mensile registrata con l’ultimo rilevamento statistico (2018) è stato del 74,5 per cento», viene spiegato nel comunicato. «I nostri dati ci confermano che i centri antiviolenza sono un punto di riferimento per le donne a prescindere dal 1522, servizi essenziali mai citati nei vari DPCM che si sono susseguiti e che hanno proseguito la propria attività nonostante le difficoltà», sottolinea Antonella Veltri, presidente di D.i.Re.

Un impatto non previsto, ma prevedibile

Quel che sta accadendo non era stato previsto o, quantomeno, era stato sottovalutato. La convivenza forzata sotto lo stesso tetto ha dato luogo a fenomeni di violenza incontrollata (per usare un eufemismo) facendo aumentare il numero delle richieste di aiuto. Occorre analizzare, anche a livello politico, una soluzione perché tutto quel che è stato fatto, evidentemente, non è stato sufficiente.

(foto di copertina: da Pixabay)

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