Villa Inferno a Bologna, si aggiunge l’accusa di diffusone di materiale pedo-pornografico

Emergono nuovi dettagli dall'indagine sui festini con coca e minorenni in provincia di Pianoro

03/09/2020 di Ilaria Roncone

Diffusione di materiale pedo-pornografico: questa la nuova accusa che grava sulle persone coinvolte nella vicenda dei festini con coca e minorenni indotte alla prostituzione. Gli incontri, come emerge dalle testimonianze della 17enne che per prima ha fornito dettagli e dalle parole degli inquirenti, venivano ripresi con lo smartphone. I video sono stati inviati a terzi – atto che costituisce reato anche con l’autorizzazione del minore coinvolto – e caricati su siti pornografici.

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Foto e video dei rapporti sessuali diffusi in rete

La testimonianza arriva dalla stessa 17enne vittima delle azioni degli imprenditori e professionisti di Bologna. «Un giorno mi chiamò un amico di famiglia che è anche il padrone della casa dove vivo in affitto con i miei genitori. Mi disse di fare attenzione: sul cellulare gli era arrivato un filmato dove mi si vedeva fare sesso con altre persone», ha dichiarato la giovanissima. La Procura di Bologna procede quindi con l’accusa di produzione e divulgazione di materiale pedo-pornografico nei riguardi di Pietro Randazzo e Davide Bacci nell’ambito dell’inchiesta “Villa Inferno”. Ognuno dei coinvolti – compreso l’ex leghista Cavezza – subisce provvedimenti di vario genere in attesa del processo (dal carcere ai domiciliari passando per l’obbligo di firma). La ragazza ha raccontato di un episodio in particolare nel quale «Pietro divulgava immagini che mi ritraevano seminuda e in quella circostanza effettuò una videochiamata con un utente del sito mentre consumavamo un rapporto. Pietro in quel caso aveva assunto atteggiamenti violenti tanto da procurarmi lividi…escoriazioni…e graffi».

Cavezza respinge ogni accusa

Intanto l’ex leghista Luca Cavazza, candidato alle regionali in Emilia-Romagna con la Borgonzoni, respinge tutte le accuse che gli sono state mosse e per le quali si trova ora ai domiciliari. A parlare è l’avvocato difensore Massimiliano Bacillieri – anche lui candidato con Cavazza alle scorse elezioni e difensore, in un altro caso, di Lucia Borgonzoni -: «Il nostro assistito respinge tutte le accuse, dice che non è andata così e di avere diverse prove a sua discolpa». Stando a quanto riferito dall’ex leghista «non c’è stata nessuna costrizione, nessuna violenza fisica o psicologica». In base alla lettura delle carte fornite dal tribunale Cavazza e il suo avvocato decideranno se rispondere alle domande dell’interrogatorio di garanzia.

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