Nelle cassette di sicurezza potrebbero esserci 200 miliardi di contanti: cosa sappiamo

Dopo la proposta di Matteo Salvini di introdurre la pace fiscale per quegli italiani che sono possessori di cassette di sicurezza, nel nostro Paese si torna a parlare di un servizio bancario che già in passato fece molto discutere e che fu a un passo dall’essere utilizzato anche dal governo di Matteo Renzi. Le cassette di sicurezza sono fisicamente dei contenitori collocati all’interno di un luogo sicuro della banca di riferimento. Al suo interno possono essere conservati ingenti somme di denaro, ma anche gioielli e beni di lusso.

Cosa sono le cassette di sicurezza

Ovviamente, si tratta di un vero e proprio contratto stipulato con le banche che offrono questo servizio. Gli istituti di credito hanno delle loro tariffe per permettere a un risparmiatore di usufruire delle cassette di sicurezza, ma allo stesso tempo – una volta affitatta al cliente – non hanno la possibilità di intervenire sul contenuto, a meno che non ci sia una esplicita richiesta da parte di un giudice. Ecco perché c’è una sorta di alone di mistero (quasi mitologico) sulle cassette di sicurezza e sul quantitativo di denaro che complessivamente si trova al suo interno.

Inoltre, gli accertamenti fiscali sulle cassette di sicurezza sono rarissimi. Nessuno esclude che questi possano essere esercitati, ovviamente, ma nella prassi comune è molto difficile che il fisco esegua controlli affidandosi all’anagrafe dei conti correnti, passaggio necessario per avere un’autorizzazione per poter controllare il contenuto di una cassetta di sicurezza, nei limiti del rispetto della privacy.

Quanti soldi ci sono nelle cassette di sicurezza in Italia?

È diventata famosa, a questo proposito, una frase del procuratore capo di Milano Francesco Greco. Quest’ultimo, due anni fa, affermò che il quantitativo di denaro nelle cassette di sicurezza in Italia si aggirava intorno ai 200 miliardi di euro. Di questi, almeno 150 sarebbero stati di provenienza illecita. Per questo, soprattutto dopo le parole del procuratore capo di Milano, il governo di Matteo Renzi decise di non affrontare l’argomento: si sarebbe verificata la circostanza di una sorta di ‘riciclaggio di Stato’, che avrebbe reso leciti – tassandoli – dei soldi dalla dubbia provenienza.

La proposta di Salvini, inizialmente, sembrava molto simile a una cosa del genere. Il tiro è stato corretto con l’introduzione del concetto di pace fiscale «per chi volesse sanare situazioni di irregolarità relative, oltre che ad Equitalia, al denaro contante». Ma quanto incide concretamente il denaro contenuto nelle cassette di sicurezza sulla situazione finanziaria del nostro Paese? Ben 1.371 miliardi sono parcheggiati sui conti correnti e 200 miliardi (quelli che si ipotizzano siano contenuti nelle cassette di sicurezza) rappresentano circa il 15% dei contanti «emersi» custoditi in banca.

La disciplina che regola i contratti delle cassette di sicurezza

Chiariamo comunque una cosa: non è illegale conservare del denaro all’interno delle cassette di sicurezza. Si consideri, ad esempio, che c’è anche un articolo del codice civile che ne disciplina l’impiego. L’articolo 1839 recita: «Nel servizio delle cassette di sicurezza la banca risponde verso l’utente per l’idoneità e la custodia dei locali e per l’integrità della cassetta, salvo il caso fortuito». L’articolo, dunque, prevede che le banche debbano rimborsare i titolari di un contratto di cassette di sicurezza anche in caso di furto, dal momento che il ‘caso fortuito’ dell’articolo del codice civile deve essere inteso più come calamità naturale (terremoti o alluvioni).

In media una cassetta di piccole o medie dimensioni può costare al cliente dell’istituto di credito tra i 50 e i 200 euro l’anno (500 per quelle più grandi). Le dimensioni variano da 10 a 15.000 decimetri cubi.

FOTO: GIGLIA/ SCHIAVELLA / ARCHIVIO ANSA / KLD

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