Caso “moneta coloniale”: convocata al Ministero francese l’ambasciatrice italiana Teresa Castaldo
21/01/2019 di Gaia Mellone
Non sono piaciute le affermazioni fatte da Luigi Di Maio sulla Francia, «che in Africa continua ad avere delle colonie di fatto, con la moneta, che è il franco, che continua a imporre nelle sue ex colonie». Una posizione pesante ripresa poi anche da Alessandro di Battista, che si è presentato alla trasmissione Che Tempo Che Fa sventolando un facsimile di una banconota da 10mila franchi CFA che poi ha strappato in diretta. La reazione d’oltralpe è stata di convocare l’ambasciatrice italiana Teresa Castaldo.
Luigi Di Maio contro la moneta coloniale: «È colonialismo, la Ue dovrebbe sanzionarlo»
Luigi Di Maio, intervenendo sul tema dei migranti durante una manifestazione del M5S tenutasi domenica 20 gennaio ad Avezzano, ha puntato il dito contro Macron, che usa la «moneta coloniale» del franco «per finanziare il suo debito pubblico e che indeboliscono le economie di quei Paesi da dove, poi, partono i migranti». «La Ue dovrebbe sanzionare la Francia e tutti quei paesi che come la Francia stanno impoverendo l’Africa e stanno facendo partire quelle persone» ha continuato il vicepremier, aggiungendo che «Finché non la smettono porteremo i migranti a Marsiglia».
Il dicastero francese convoca l’ambasciatrice italiana: «dichiarazioni ostili e senza motivo»
Le affermazioni del ministro dello sviluppo economico e ministro del lavoro e delle politiche socialismo arrivate oltre le Alpi. Oggi l’ambasciatrice italiana a Parigi Teresa Castaldo è stata convocata al Ministero degli Affari esteri francesi per rispondere delle affermazioni del leader politico del Movimento 5 stelle. Fonti diplomatiche francesi hanno commentato che «queste dichiarazioni da parte di un’alta autorità italiana sono ostili e senza motivo visto il parternariato della Francia e l’Italia in seno all’Unione europea. Vanno lette in un contesto di politica interna italiana».
La posizione di Macron sul franco CFA
Sul tema della moneta coloniale, il presidente francese Emmanuel Macron aveva preso una netta posizione fin dall’inizio del suo mandato nel 2017. Durante il vertice G5 Sahel di Bamako, in Mali disse che «se non si è felici nella zona franco, la si lascia e si crea la propria moneta come hanno fatto la Mauritania e il Madagascar». Rivolgendosi poi ai leader africani aveva aggiunto che «se invece si rimane, bisogna smetterla con le dichiarazioni demagogiche, che fanno del franco CFA il capro espiatorio dei vostri fallimenti politici ed economici, e della Francia la fonte dei vostri problemi». Lo stesso anno rispose ad uno studente in Burkina Faso che sollevava nuovamente la questione che non si doveva continuare con quell’approccio «stupidamente post-coloniale o anti-imperialista, non è questo il punto. Se i dirigenti africani vogliono cambiare il perimetro di utilizzo del franco CFA, o cambiare il nome, o sopprimerlo del tutto, sono favorevole. In ogni caso, spetta a loro decidere».
Il tema del franco CFA, sigla che indicava Colonie Francesi d’Africa, è uno dei motivi di insurrezione dei gilet gialli, che stanno pressando l’esecutivo francese nelle ultime settimane, e a cui Luigi Di Maio vuole proporre un’alleanza in vista delle elezioni europee di maggio.
(Credits immagine di copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)