La mobilitazione delle donne a Cinque Stelle contro la riapertura delle case chiuse

05/03/2019 di Enzo Boldi

La partita sulle case chiuse rischia di dividere, ancora una volta il governo. L’idea lanciata da Matteo Salvini di legalizzare la prostituzione attraverso la riapertura delle case per appuntamenti ha raccolto la sponda favorevole di alcuni rappresentanti del Movimento 5 Stelle. Ma, come spesso accade, c’è anche chi dice no. Molte donne all’interno dei pentastellati, infatti, hanno firmato una lettera per chiedere di non andare avanti con l’abrogazione dei primi due articoli della legge Merlin, quelli che – per l’appunto – riguardano la regolamentazione della prostituzione.

«La prostituzione – si legge nell’estratto della lettera scritta da diversi parlamentari M5S, sia uomini che donne, pubblicata da Il Messaggeronon può essere utilizzata come uno slogan politico, è tema drammatico che necessita di rispetto, cautela e approfondimento». Oltretutto, la riapertura delle case chiuse – e il dibattito su tutto ciò – non era previsto nel famoso contratto di governo, quindi la mobilitazione di deputati e senatori grillini sembra avere un rigor di logica.

Le quote rosa a Cinque Stelle mettono il veto sulle case chiuse

Nei giorni precedenti, però, alcuni rappresentanti – anche rumorosi – del MoVimento non avevano chiuso le porte alla proposta lanciata da Matteo Salvini, aprendo un dibattito interno nel partito che è sfociato in questa lettera per dire no. Tra le firmatarie della missiva ci sono nomi importanti del M5S: la capogruppo al Senato Alessandra Maiorino, Bianca Laura Granato, Luisa Angrisani, Virginia La Mura e Michela Montevecchi; le deputate Doriana Sarli e Dalila Nesci, Lucia Azzolina e Vittoria Baldino, con queste ultime due molto vicine a Luigi Di Maio.

I motivi del no all’abrogazione della legge Merlin

Dietro la mobilitazione delle donne (e non solo) a Cinque Stelle ci sono motivi etici e di tutela della donna in quanto essere umano. Anche altri Paesi come Germania e Olanda stanno tornando sui loro passi dopo aver legalizzato la prostituzione per oltre vent’anni e aver riaperto le case chiuse. «Berlino oggi è drammaticamente al primo posto in Europa come meta di traffico di esseri umani a fine di sfruttamento sessuale – si legge nella lettera – Il problema non può essere risolto con una semplicistica legalizzazione che renderebbe di fatto quegli stessi sfruttatori, signori incontrastati».

(foto di copertina: ARCHIVIO ANSA)

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