Casapound, oscurata sui social: azzerati i profili su Facebook e Instagram

Un’azione sistematica che ha lasciato molti stupiti: sono improvvisamente scomparse dai social tutte le pagine ‘istituzionali’ del movimento guidato da Gianluca Iannone, a cominciare dalla pagina principale, ‘Casapound Italia’, certificata da Fb con tanto di spunta blu e con ben 280mila follower, e decine e decine di profili personali di militanti della tartaruga frecciata.  Dal primo pomeriggio i profili ufficiali del partito non sono raggiungibili, cosi’ come quelli di numerosi responsabili nazionali, locali e provinciali, compresi quelli degli eletti in alcune citta’ italiane. Restano, invece, consultabili i profili su Twitter. Un’azione ha fatto dibattere molti, anche a sinistra.

«È un fatto molto pesante, ci devono essere alla base delle ragioni gravi, vogliamo capire», scrive dal suo profilo twitter il dem Emanuele Fiano. Gli fa eco, sempre sui social,  il senatore del Pd Dario Parrini «Tardi. Ma meglio tardi che mai. E’ l’unico commento che mi viene da fare alla decisione di Facebook e Instagram di chiudere decine di pagine e profili legati a Casapound. L’apologia di fascismo in Italia non e’ un’opinione. E’ un reato». 

Da Iannone a Di Stefano: le reazioni dei dirigenti e dei militanti

Decisamente arrabbiate, come prevedibile, le reazioni nel Movimento, a cominciare da quelle dei vertici. «Si tratta di un attacco senza precedenti. Siamo schifati». Cosi’ il presidente di Casapound Italia, Gianluca Iannone, commenta il blocco degli account del movimento di estrema destra su Facebook e Instagram, arrivando addirittura a evocare l’avvento del governo giallorosso. «Stanno chiudendo tutti i profili, provinciali, regionali, nazionali e quelli ufficiali, sia del movimento che del blocco studentesco – spiega Iannone -. Stanno arrivando le notifiche a tutti, anche ai responsabili del Primato Nazionale (il quotidiano del movimento, ndr). Una situazione che rispecchia la situazione attuale del governo della poltrona. Intenteremo una class action urgente contro un atto di una prevaricazione vergognosa»

Fantasiosa, a dire poco invece, la difesa di Simone Di Stefano, vicepresidente dell’organizzazione, che paragona Facebook a un “servizio pubblico” invoca addirittura l’intervento dello Stato Italiano per regolamentare i contenuti di un social network privato. Mentre cresce l’attesa per le motivazioni che il social network di Menlo Park dovrà fornire all’opinione pubblica. Ma a dire il vero non è un’iniziativa nuova nelle politiche del social network. L’ultima iniziativa risale a pochi mesi fa, quando Facebook  chiuse molti profili dell’estrema destra inglese, come il “British National party” (BNP), la “English Defence League” (EDL) o “Britain First” classificate dal social network di Mark Zuckerberg come “portatrici di odio”. Questa volta è il turno dei “fascisti del Terzo Millennio“.

 

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