Cartabellotta ha spiegato perché «in questa seconda ondata siamo messi peggio di marzo»

In audizione alla Commissione Sanità del Senato Nino Cartabellotta parlato della situazione attuale dell'Italia nell'emergenza Covid

04/11/2020 di Ilaria Roncone

Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, si è presentato in audizione alla Commissione Sanità del Senato parlando dell’attuale situazione dell’Italia nell’emergenza sanitaria e dipingendo uno scenario negativo in cui saremmo messi peggio che a marzo. La sua analisi si basa su una serie di punti e di differenze rispetto allo scorso marzo che – nonostante siano passati mesi e dovremmo essere più preparati sotto diversi punti di vista – ci mettono in condizioni peggiori rispetto a quelle della prima ondata.

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Cartabellotta dice che «siamo messi peggio di marzo» per almeno tre motivi

Seconda ondata peggio della prima ondata. Questo il bilancio del discorso di Cartabellotta inaudizione al Senato. ««In questa seconda ondata siamo messi peggio di marzo», ha affermato Cartabellotta, perché «c’è un coinvolgimento del Centro-Sud che ha servizi sanitari più fragili; abbiamo di fronte 4-5 mesi di autunno-inverno e ancora i servizi sanitari non hanno sperimentato il sovraccarico dell’epidemia influenzale stagionale. Il personale sanitario è meno motivato e ci sono attriti tra governo e enti locali che impediscono di prendere le misure più opportune». La differenza, quindi, si basa innanzitutto sulla diffusione maggiore del virus al centro-sud e il periodo che abbiamo davanti.

Crisanti su Immuni: «Efficienza dipende in modo drammatico dal numero di download»

Nel corso dell’audizione in Commissione Sanità del Senato su test e tracciamento è intervenuto anche Crisanti parlando dell’efficienza dell’app di tracciamento fortemente basata sul numero di persone che la scaricano. «Se tutti la scaricassero davvero la situazione diventerebbe ingestibile», ha affermato Crisanti. «Supponiamo che improvvisamente tutti quanti noi la scaricassimo», ipotizza il professore di microbiologia all’università di Padova e direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova, « in questo momento l’App, considerando che abbiamo 30mila casi quotidiani e che ogni persona ha 10-15 contatti, genererebbe circa 400mila allarmi al giorno che è una situazione assolutamente ingestibile».

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