Giallo di Caronia, il legale della famiglia Mondello: «Viviana Parisi non si è suicidata»

L'avvocato smentisce la tesi del Corriere della Sera

22/08/2020 di Federico Pallone

«Viviana Parisi non ha tentato il suicidio a giugno, ma ha soltanto ripreso dei medicinali che le avevano dato a marzo all’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto, forse però ha esagerato con un sovradosaggio. Spero che nessuno voglia speculare anche su questo». È quanto ha detto l’avvocato Pietro Venuti, legale della famiglia Mondello, in collegamento con la trasmissione ‘In Onda’, su La7.

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In un articolo pubblicato sulle pagine de Il Corriere della Sera veniva tirata in ballo l’ipotesi del suicidio di Viviana Parisi. Una supposizione prontamente smentita dal legale: «Ho avuto modo di parlare con Daniele Mondello di questa cosa. Il 27 giugno la signora aveva ripreso la terapia che aveva sospeso a fine marzo: prende alcune pillole, ma quel giorno ha assunto un sovradosaggio. Ha informato il marito, perché non si sentiva bene, e il marito la accompagna immediatamente in ospedale, dove Viviana Parisi rimane per circa due ore, dopodiché la stessa lascia l’ospedale, le sue condizioni sono ottimali, altrimenti non avrebbe potuto lasciare l’ospedale, tanto è vero che il giorno dopo va al mare tutta la giornata insieme al marito e al figlio. Questo è un particolare di un episodio che è stato descritto come un tentativo di suicidio», ha detto il legale della famiglia Mondello.

In una nota congiunta, pubblicata insieme all’altro legale della famiglia Mondello, Claudio Mondello, gli avvocati mostrano parte del contenuto del ‘verbale di pronto soccorso‘ di quel giorno, in cui Viviana Parisi è stata accolta in ‘codice giallo‘ e descritta come ‘paziente in atto eupnoica (frequenza respiratoria normale), in atto vigile, orientata, collaborante, cute e mucose rosee’. «Circa due ore dopo l’accesso Viviana era a casa. Il giorno seguente: a mare con la propria famiglia. Cosa era accaduto? Nel dubbio, Viviana non ne era certa, che avesse assunto un quantitativo leggermente maggiore del farmaco prescrittole ha parlato di questa circostanza ai familiari, i quali – come sempre solerti, attenti, amorevoli e premurosi – nel dubbio, preferivano accedere a un pubblico nosocomio per i dovuti accertamenti. Quindi nessun tentativo di suicidio», si legge nella nota.

 

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