La Cassazione dà ragione a Carola Rackete: la priorità era salvare i migranti

Carola Rackete ha obbedito alle leggi del mare. Nelle motivazioni depositate oggi dalla Cassazione, con cui viene riaffermato il “no” all’arresto della capitana della Sea Watch 3 per aver forzato il blocco navale della Guardia di finanza.

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Nelle motivazioni depositate dalla Cassazione si legge che Carola Rackete ha agito rispettando «l’obbligo di prestare soccorso in mare» forzando il blocco ed entrando nel porto di Lampedusa con la nave Sea Watch 3, a bordo della quale vi erano 42 migranti soccorsi in mare, tra cui diversi minori. Questo perché il dovere di soccorrere i migranti «non si esaurisce» nel sottrarli dal «pericolo di perdersi in mare» ma comporta «l’obbligo accessorio di sbarcarli in un luogo sicuro».

Motivando il no all’arresto della capitana, la Cassazione entra anche in merito allo speronamento della motovedetta della Guardia di Finanza. Secondo gli ermellini «è stata legittimamente esclusa la natura di nave da guerra della motovedetta» perché al comando non vi era «un ufficiale della Marina militare, come prescrivono le norme, ma un maresciallo delle Fiamme Gialle». Per questo, «Rackete ha agito in maniera “giustificata” dal rischio di pericolo per le vite dei migranti a bordo della sua nave».

(Credits immagine di copertina: Twitter Carola Rackete@CaroRackete)

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