Carlo Rienzi del Codacons dice che gli influencer creano pericoli

Il presidente dell'associazione dei consumatori si era opposto alla messa in onda del documentario di Chiara Ferragni

14/10/2020 di Redazione

Nel corso della trasmissione Le Mattine di Radio Capital, il presidente del Codacons Carlo Rienzi è tornato a parlare con Selvaggia Lucarelli della trasmissione del documentario di Chiara Ferragni, andato in onda lunedì sera su Raidue. È stata l’occasione anche per parlare degli influencer: «È uno strumento pericoloso – ha detto Carlo Rienzi -. La storia di questo documentario dà un messaggio pericoloso: che la bellezza possa servire da sola per diventare ricchi, per diventare importanti e per emergere nella società. Per me, Chiara Ferragni è solo bella, perché veniva da una famiglia ricca e poi in un secondo momento dice di essersi fatta da sola».

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Carlo Rienzi parla del documentario di Chiara Ferragni su Raidue

Nel corso dell’intervista ci si è molto concentrati sul tema della bellezza: secondo il presidente del Codacons si parte proprio da qui, nel documentario, per parlare del successo ottenuto dalla stessa Chiara Ferragni. Un messaggio del genere, secondo il presidente del Codacons, potrebbe addirittura essere alla base di fenomeni come il bodyshaming, tesi – del resto – contestata dalla stessa Selvaggia Lucarelli nel corso dell’intervista.

Carlo Rienzi, la bellezza e i marchi ‘sponsorizzati’

Poi, la conversazione ha toccato gli aspetti commerciali della vicenda, oggetto anche dell’esposto che il Codacons ha fatto nei confronti della Rai, dopo la messa in onda del documentario: «A parte 19 marchi pubblicizzati in modo occulto dal servizio pubblico – ha sottolineato Carlo Rienzi – e vedremo se l’Antitrust interverrà, ci sono aziende che pagano Chiara Ferragni e che hanno avuto visibilità sul servizio pubblico grazie a questo documentario. La storia della Fiat è una cosa diversa da dire che ‘il marchio Ferretti è bello’. Se una bella donna che mostra il suo corpo si presenta e dice che quel tal marchio è preferito e mi aiutano nella mia bellezza, fa pubblicità a quel marchio».

A quel punto, l’ultima domanda di Selvaggia Lucarelli: ma il Codacons cerca visibilità attaccando questi influencer che, di visibilità, ne hanno molta? «Il Codacons non ha bisogno di visibilità – ha concluso Carlo Rienzi – attaccando gli influencer. Detto questo, sono loro che hanno attaccato noi quando abbiamo parlato della raccolta fondi che hanno fatto all’inizio dell’emergenza coronavirus».

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