Il cardinale George Pell è stato prosciolto dall’accusa di pedofilia

07/04/2020 di Enzo Boldi

L’Alta Corte australiana ha ribaltato la sentenza arrivata nel dicembre del 2018 – e confermata un anno fa – sui casi di pedofilia che vedevano accusato (e condannato) il cardinale Pell. Il prelato, dopo aver trascorso oltre 12 mesi nel carcere di di massima sicurezza di Barwon, è stato prosciolto dall’accusa di pedofilia nei confronti di due tredicenni. Gli episodi contestati risalivano agli anni ’90 e il tribunale australiano aveva condannato il prelato, ex  capo della Segreteria per l’Economia del Vaticano, a sei anni di reclusione. Nella notte (italiana) la svolta.

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L’ultima chance per tornare libero era quel ricorso all’Alta Corte australiana che, dopo più di un anno, ha deciso di ribaltare quanto deciso in precedenza. Secondo i giudici, infatti, i reati contestati al Cardinale Pell non erano così certi e per questo si è deciso di proscioglierlo dall’accusa di pedofilia, facendolo tornare in libertà dopo aver trascorso un anno in un carcere di massima sicurezza. Secondo i magistrati, infatti, esiste «una possibilità significativa che sia stata condannata una persona innocente».

Cardinale Pell torna in libertà

Insomma, secondo i giudici dell’Alta Corte australiana le prove raccolte negli anni – che avevano portato alla condanna a sei anni (con detenzione di almeno 3 anni e 8 mesi, prima di poter chiedere sconti o libertà condizionata o i domiciliari), non erano così certe da poter portare a una condanna definitiva. Il motivo? Secondo la tesi difensiva del prelato, il Cardinale Pell non avrebbe avuto l’occasione e  il tempo materiale per compiere quegli abusi sui chierichetti che lo accusavano che, all’epoca dei fatti contestati, avevano 13 anni.

Le accuse e le incongruenze secondo i giudici

I giudici hanno parlato di incongruenza nel racconto dell’unica vittima ancora in vita. Il Cardinale Pell, dopo la lettura della sentenza, ha dichiarato: «Ho sempre professato la mia innocenza, mentre soffrivo di una grave ingiustizia. Non provo alcun risentimento nei confronti del mio accusatore. Non voglio che la mia assoluzione si sommi alla sofferenza e all’amarezza che molti provano. Di sofferenza e amarezza ce ne sono state abbastanza».

(foto di copertina: da La Gabbia, La7)

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