La storia dei due Carabinieri ai domiciliari per aver rubato 11mila euro a uno spacciatore

La vicenda sarebbe avvenuta nel 2017 a Rho. Poi il tentativo di insabbiamento e i soldi riportati a casa

14/10/2020 di Enzo Boldi

Come ha spiegato l’avvocato dei due Carabinieri finiti agli arresti domiciliari, per il momento si tratta solamente di un’accusa e il provvedimento cautelare nei loro confronti è in linea con il loro lavoro e con gli stessi fatti contestati. La storia arriva da Rho, in provincia di Milano e la sua genesi parte dal 17 settembre del 2017. Dopo un lungo inseguimento, infatti, i due militari fermano e arrestano un cittadino di origine marocchina nell’ambito di una vasta indagine anti-droga. L’uomo viene bloccato a Stezzano, in provincia di Bergamo. Come da prassi, le verifiche portano a un controllo anche nella sua abitazione di Dalmine. Ed è proprio lì, secondo l’accusa, che i due Carabinieri rubano soldi a spacciatore.

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L’uomo finisce in manette e viene trasferito in carcere dopo esser stato trovato in possesso di circa 250 chilogrammi di marijuana pronta per essere spacciata in alcune zone dell’hinterland milanese. I due carabinieri, poi, si sono recati nella sua abitazione (condivisa con la moglie) per effettuare altre ricerche, come prevede la prassi dopo ogni arresto. Ed è lì che avrebbero sottratto 11mila euro.

Carabinieri rubano soldi a spacciatore, ora sono ai domiciliari

Poi la telefonata tra lo stesso arrestato e sua moglie: quest’ultima rivela al marito la sparizione di quei soldi. E da qui iniziano a infittirsi i sospetti sui due uomini dell’Arma coinvolti in quell’operazione. Nel loro rapporto, infatti, non si fa menzione di quella cifra sequestrata. E poi, secondo quanto racconta Il Corriere della Sera, i due Carabinieri (venuti a conoscenza della telefonata tra il marito e la moglie) avrebbero tentato di accedere al sistema di trascrizione delle intercettazioni, cancellando quella frase sui soldi rubati. E non basta ancora.

La cancellazione delle trascrizioni e i soldi ricomparsi

I due militari, sempre secondo l’accusa (ancora non c’è un processo contro di loro, ma sono agli arresti domiciliari), avrebbero prima chiesto l’autorizzazione per effettuare un nuovo controllo nella casa di Dalmine, ma la Procura disse di no, poi decisero di tornarci lo stesso. E dopo la loro seconda visita, quegli 11mila euro vennero ritrovati proprio all’interno di quella stessa abitazione. Tutti gesti consequenziali – dalla cancellazione delle frasi trascritte all’intervento senza autorizzazione – che non sono passati inosservati. Per loro, ora, ci sono gli arresti domiciliari. In attesa di processo e giudizio.

(foto di copertina: Stazione dei Carabinieri di Rho, da Google Maps)

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