«Salvate la musica dalla svalutazione dell’AI», l’appello dei cantanti

Non una demonizzazione del progresso e dello sviluppo tecnologico, ma la richiesta di una presa di coscienza sugli abusi

25/06/2024 di Enzo Boldi

Ci sono gli Aerosmith, Katy Perry, Billie Eilish, Camila Cabello e tanti altri artisti della scena musicale americana e non. Non si tratta di un concerto-evento, ma dei nomi che hanno aderito a un appello/manifesto per chiedere che il mondo della musica sia tutelato dalla svalutazione provocata dall’intromissione dell’intelligenza artificiale. Non si tratta di una demonizzazione totalizzante dello sviluppo e del progresso tecnologico, ma di una critica strutturale che i cantanti muovono contro gli abusi dell’AI.

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L’iniziativa è stata promossa dalla Artist Rights Alliance e ha coinvolto oltre 200 nomi noti sulla scena musicale americana e internazionale. L’appello/lettera ha un titolo emblematico – «Stop Devaluing Music» – che racconta in toto quali sono i pericoli di un utilizzo indiscriminato dei nuovi strumenti AI che – di fatto – sono in grado (anche se non in modo eccellente) di sostituire la creatività umana nel percorso (in questo caso) di creazione di musica.

Cantanti contro AI, la lettera firmata da 200 artisti

E proprio mentre veniva pubblicato e sottoscritto questo appello, sono comparsi come funghi online software AI come Suno e Udio, oggetto di una causa intentata dalle principali etichette musicali americane. La lettera va a toccare molte delle criticità di un uso invasivo di soluzioni di intelligenza artificiale nel mondo della musica:

«Chiediamo agli sviluppatori di AI, alle società tecnologiche, alle piattaforme e ai servizi di musica digitale di fermare l’uso dell’intelligenza artificiale per violare e svalutare i diritti degli artisti umani».

Non si demonizza, come spiegano in un altro passaggio della lettera, gli strumenti AI e chi li sviluppa. Si chiede, però, che ci siano dei limiti etici (come lo sfruttamento di opere protette dal diritto d’autore e l’eterno ricorso al concetto di “fair use” per addestrare l’intelligenza artificiale). Perché questo uso indiscriminato, oltre a essere potenzialmente illegale – anche se la dottrina americana sul tema della protezione della proprietà intellettuale sembra essere obsoleta -, è anche dannoso per la “creatività”.

«Alcune delle più potenti società stanno, senza permesso, usando il nostro lavoro per allenare modelli di intelligenza artificiale. Questi sforzi hanno l’obiettivo diretto di rimpiazzare il lavoro degli artisti umani con quantità massive di suoni e immagini create dall’AI». 

Un tema strettamente attuale e che riguarda non solo il mondo della musica. Il legislatore, in linea generale, continua a inseguire il progresso riuscendo a mettere delle toppe solamente dopo che i buoi sono scappati dal recinto.

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