Il governo tira dritto sul canone RAI in bolletta (nonostante la bocciatura della Commissione UE)
La tipologia di pagamento era stata introdotta nel 2017, ma la Commissione UE aveva stabilito che - per ricevere i fondi del Pnrr - si sarebbe dovuto provvedere allo scorporo
25/10/2024 di Redazione Giornalettismo

La Commissione UE lo sta dicendo da tempo. Ma l’Italia sta facendo orecchie da mercante. Dal 2017 – come previsto dalla riforma voluta da Matteo Renzi -, il canone Rai si paga all’interno della bolletta dell’energia elettrica, alla voce oneri impropri. Tuttavia, dopo qualche anno di assestamento, la Commissione Europea ha fatto sapere al nostro Paese che questa tipologia di erogazione del canone non va bene e deve essere modificata. La prima volta che l’organismo comunitario aveva avanzato questa richiesta all’Italia è stata nel 2021: senza l’adeguamento con questa decisione, infatti, la Commissione avrebbe rivisto il meccanismo di affidamento dei fondi del Next Generation Eu ai sensi della «decisione di esecuzione del Consiglio», che si era preoccupato di fissare gli obiettivi dell’Italia per il suo Pnrr.
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Canone Rai in bolletta, anche per quest’anno la decisione passa in cavalleria
Si iniziava a parlare di un ritorno alla vecchia “bolletta” del canone Rai (scorporata, quindi, dalla fattura energetica) concretamente nel 2023. Tuttavia, visti anche i cambiamenti che ci sono stati a livello istituzionale, questo processo di revisione passò in secondo piano. Lo scorso anno, come tutti sanno, il canone è stato abbassato (a 70 euro), ma ha continuato a comparire come voce di onere improprio all’interno della bolletta dell’energia elettrica. E anche per l’anno prossimo non sembra che – da questo punto di vista – ci siano novità.
L’Italia resta in ritardissimo, visto che l’obiettivo era quello di rimuovere il canone dalla bolletta entro il 2022, all’interno delle «misure per garantire la diffusione della concorrenza nei mercati al dettaglio dell’energia elettrica». Oggi, il governo si è trovato troppo impegnato a stabilire il costo effettivo del canone (che torna a 90 euro, secondo la prima stesura della legge di bilancio) per poter discutere di una eventuale modalità diversa di riscossione.