Coltivare una minima quantità (per uso personale) di Cannabis in casa non è reato

27/12/2019 di Enzo Boldi

Il pronunciamento della Corte di Cassazione è rivoluzionario. Con una decisione che risale al 19 dicembre scorso, ma resa pubblica solamente nella giornata di Santo Stefano, le sezioni unite penali hanno emanato una sentenza sulla coltivazione di cannabis in casa che cambia del tutto la prospettiva sui reati fino a ieri contestati. Sarà possibile, dunque, coltivarla in casa, ma solo in piccole quantità e a esclusivo uso personale. Un tassello che smuove una situazione anche dopo tutte le polemiche sugli esercizi commerciali che vendono la versione light – a basso contenuto di principio attivo – e la loro liberalizzazione.

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«Non costituiscono reato le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica – si legge nel testo del pronunciamento della corte di Cassazione dello scorso 19 dicembre -. Attività di coltivazione che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante ed il modesto quantitativo di prodotto ricavabile appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore».

La cannabis e la coltivazione casalinga

Fino a quella data, poco prima di Natale, la coltivazione di semi di Cannabis sui propri balconi (o in piccole serre) era perseguibile dal punto di vista civile e penale. Ora, con questo pronunciamento dei giudici della Corte Costituzionale, la vicenda assume contorni ben differenti. Il tutto era partito dal ricorso, dopo la sentenza di condanna della Corte d’Appello di Napoli, presentato da un 29enne condannato a un anno di reclusione per la coltivazione di due piantine e la ‘cessione di uno spinello’.

La quantità minima

Secondo la Cassazione, non è perseguibile come reato la coltivazione in quantità irrisoria: «Le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica, che, per le rudimentali tecniche utilizzate, per lo scarso numero di piante, per il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, per la mancanza di ulteriori indizi di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti, appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore».

(foto di copertina: Alcune delle infiorescenze di cannabis sativa coltivate nel giardino dell’abitazione della politica radicale Rita Bernardini)

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