Cambridge Analytica, l’uomo che ha raccolto i dati di 50 milioni di utenti: «Non pensavo di fare qualcosa di sbagliato»

Al cuore dello scandalo Cambridge Analytica, c’è un ricercatore di origini russe della Cambridge University: Aleksandr Kogan. Le sue parole, dopo lo scandalo dei dati di 50 milioni di utenti raccolti attraverso i loro profili Facebook, suonano come assurde. Intervistato dalla radio della BBC, l’accademico ha affermato: «Credevamo di agire in maniera appropriata. Pensavamo di fare qualcosa di completamente normale. La mia opinione è che io sia usato come una sorta di capro espiatorio sia da Cambridge Analytica, sia da Facebook».

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CAMBRIDGE ANALYTICA, LE IMBARAZZANTI DICHIARAZIONI DI KOGAN

Del resto, cosa sarà mai raccogliere i dati di 50 milioni di utenti? Possibile che nessuno si sia mai posto il problema di quello che stava accadendo e delle potenziali pericolosità dell’utilizzo di questi dati? A quanto pare no, visto che Kogan ha candidamente affermato: «Cambridge Analytica mi aveva assicurato che esistevano migliaia se non decine di migliaia di app che stavano facendo la stessa cosa: si trattava di un utilizzo piuttosto normale e frequente dei dati di Facebook».

Eppure Facebook ha rimandato la patata bollente proprio tra le mani di Kogan, sostenendo che quanto fatto dal ricercatore americano di origini russe abbia rappresentato una vera e propria violazione delle policy del social network. Kogan minimizza, sostiene che la raccolta dei dati non rappresenti – in ogni caso – una discriminante precisa: molte, infatti, erano le possibilità di sbagliarsi circa i singoli utenti con quel tipo di elementi collezionati da Cambridge Analytica. Tuttavia, lo scandalo è scoppiato e ha portato con sé conseguenze devastanti sia in campo politico, sia in campo finanziario.

Chi conosce bene Mark Zuckerberg lo descrive come «fuori di testa» in queste ultime ore. Si è barricato nel punto più profondo del dietro le quinte, evitando – per il momento – di esporsi. Ma questo suo nascondino non potrà durare per molto tempo. Prima o poi, dovrà rendere conto sia agli utenti di Facebook, sia alle autorità competenti in materia di privacy.

CAMBRIDGE ANALYTICA, CHE FINE HA FATTO MARK ZUCKERBERG?

L’azienda ha garantito che il fondatore e Ceo di Facebook romperà questo silenzio nelle prossime 24 ore. Fatto sta che sia Zuckerberg sia il direttore operativo Sheryl Sandberg stanno lavorando sia per mettere un argine a questa fuga di dati di utenti di Facebook, sia per fronteggiare le possibili audizioni davanti al parlamento britannico e a quello europeo, sia per intentare una causa contro Cambridge Analytica.

Ma il silenzio di Zuckerberg sta innervosendo sia i dipendenti, sia gli utenti. Il conto alla rovescia per un suo commento nella giornata di domani, in ogni caso, è già iniziato. Basteranno le sue dichiarazioni a placare gli animi intorno a quello che è già stato definito lo scandalo del secolo?

(Credit Image: © El Comercio/GDA via ZUMA Wire)

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