Calenda discute con Michela Murgia dopo aver accusato Wu Ming di «fascismo inconsapevole»

Il suo carattere ormai è noto a molti. Anzi, a tutti. Così come alcune sue dichiarazioni, mai da ‘zero a zero’, che poi vengono continuamente rintuzzate. Ed è così che una discussione partita per una dichiarazione social del collettivo di scrittori Wu Ming Foundation ha portato a un acceso botta e risposta con Carlo Calenda. Il tema è quello di chi può esser definito «fascista» e le modalità per essere riconosciuti tali. Al dibattito sull’arena di Twitter si è iscritta anche Michele Murgia e l’ex ministro ne ha avute anche per lei.

Partiamo dall’inizio in modo da rendere più chiara l’intera vicenda. Lunedì 20 maggio sul profilo Twitter di Wu Ming Foundation è stato pubblicata una riflessione su come le misure dell’ex ministro dell’Interno Minniti (membro dello stesso governo in cui c’era Carlo Calenda) avessero aperto le porte alla deriva dell’estremismo di destra attraverso l’attuazione di una politica sui migranti molto distante dalla solidarietà e dall’accoglienza tipicamente di sinistra.

 

Carlo Calenda litiga prima con Wu Ming

Poco dopo, un utente ha risposto dicendo al collettivo di scrittori di taggare Calenda e loro hanno risposto: «Sapessi quanto ce ne fotte a noi che risponda». Da quel momento è suonata la campanella del ring.

 

Prima di tutto l’ex ministro dello Sviluppo Economico, leggendo il tag dell’utente, decide di postare sul suo profilo proprio la risposta di Wu Ming, dando il via a un thread social fatto di punzecchiature, con il collettivo che ha replicato: «L’idea di democrazia di Calenda è che tutti debbano essere obbligati ad accettare un confronto con Calenda». L’inizio delle dichiarazioni forti è arrivato. L’ex ministro, infatti, ha risposto con una dichiarazione pungente e con un accusa ben precisa.

 

Il dibattito è poi proseguito con Wu Ming che ha rispedito al mittente le accuse di Calenda, spiegando come l’addolcimento del termine ‘fascismo’ parlando di violenza verbale sia  «l’ennesima banalizzazione che annacqua il concetto di fascismo per renderlo un termine-passepartout da scagliare contro chi non la pensa come te né si sente obbligato a riconoscerti come il messia». Poi è arrivato l’intervento della scrittrice Michela Murgia che, anche lei, non ha usato la punta di fioretto per giudicare l’atteggiamento tenuto dall’ex ministro in questa diatriba social.

 

Poi con Michela Murgia

La sua risposta a un’altra utente che le sottolineava come l’accusare Calenda di qualcosa e poi non accettare il confronto sia stato da pavidi, è stata ripresa dall’ex ministro, dando il via a un’altra discussione su un altro fronte.

 

Il romanzo, è proprio il caso di utilizzare questo termine, prosegue con la scrittrice che sottolinea il perché Wu Ming non sia stata tenuta ad avere un dibattito con lo stesso Calenda: «C’è una visione politica e una storia di governo con le quali essere critici per il fatto stesso che esistano. Questo non solo non prevede, ma esclude il sedersi a discuterne. L’antagonismo anche aspro è sensato perché il PD non è discutibile in quel che fa, ma in quel che è». L’ex ministro non ha più risposto, ma il thread sui social è ancora in fiamme.

(foto di copertina: ANSA/CLAUDIO PERI + Diego Puletto/SOPA Images via ZUMA Wire)

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