Ma davvero abbiamo fatto «Ciao, ciao Benetton» come ci dicono quelli del M5S?
15/07/2020 di Gianmichele Laino
Il Consiglio dei Ministri su Autostrade è durato tutta la notte ed è finito alle 5.30 del mattino. Evidentemente c’è stato poco tempo per riprendersi prima di pensare e di confezionare una card del genere, pubblicata sugli account social del Movimento 5 Stelle. Il contenuto? Una frase e un hashtag: Bye Bye Benetton.
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Bye Bye Benetton, la card del Movimento 5 Stelle
Il riferimento, evidentemente, è all’accordo che i pentastellati – insieme alle altre compagini di governo – hanno trovato con Autostrade per l’Italia. In seguito al consiglio dei ministri di questa notte, infatti, la società ha accolto le indicazioni del governo, riservandosi qualche tempo per metterle in pratica. O meglio, sono i tempi tecnici che servono a un mutamento complessivo del nuovo assetto di Autostrade che richiederà un periodo di tempo che va dai sei mesi all’intero anno. Nella gestione di Autostrade, infatti, entrerà come socio di maggioranza Cassa depositi e prestiti, imponendo una svolta decisa verso la nazionalizzazione dell’azienda.
Ma non sarà un’azione immediata e, soprattutto, non escluderà completamente – nei prossimi giorni – la famiglia Benetton dalla partecipazione in Aspi. La loro presenza, semplicemente, verrà dilazionata in due fasi (l’ingresso di Cassa depositi e prestiti nella società e la successiva quotazione in borsa), salvo poi venire eclissata al momento dell’ingresso in borsa. L’accordo nero su bianco recita questo: detto ciò, ci sarà un lungo periodo di tempo di passaggio, in cui occorrerà prendere in considerazione anche eventuali cambi di rotta a livello istituzionale e politico.
Dire Bye Bye Benetton è corretto o è una forzatura?
Dire Bya Bye Benetton, insomma, è piuttosto una forzatura in questo momento. È vero, invece, che la loro azione all’interno dell’azienda sarà fortemente limitata, soprattutto perché – in seguito al Milleproroghe – era stata parzialmente neutralizzata la possibilità che la revoca delle concessioni potesse costare gli iniziali 23 miliardi per lo stato previsti al momento della stipulazione delle concessioni stesse. Insomma, il governo ha ottenuto un graduale depotenziamento della famiglia Benetton all’interno di Aspi (ma non completamente all’interno di Atlantia), mentre per dire Bye Bye Benetton l’unica strada possibile sarebbe stata appunto quella della revoca.
Revoca che, nell’accordo uscito fuori dal consiglio dei ministri, è stata citata soltanto se queste premesse sin qui elencate non dovessero concretizzarsi. Va da sé che su una questione così sfumata, le forze politiche di maggioranza e opposizione si sono scatenate. La narrazione del Movimento 5 Stelle è quella che poggia sull’assunto che lo Stato si è liberato dei Benetton (ma, come abbiamo visto, non è proprio così), mentre quella della Lega e di Fratelli d’Italia riguarda il fatto che i pentastellati e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si siano rimangiati la questione della revoca delle concessioni. Questioni di equilibri che terranno banco anche in campagna elettorale. Riuscirà il Movimento 5 Stelle, anche attraverso queste operazioni via social network, a non incassare troppo il colpo della mancata revoca?