Turchia, dopo anni i giornalisti tornano a protestare per la violenza contro il collega Bulent Kilic

Le proteste giornalisti Turchia tra Ankara e Istanbul perché cessi la violenza sui professionisti che fanno solamente il loro lavoro

29/06/2021 di Ilaria Roncone

Tre giorni dopo quanto accaduto al Pride di Istanbul decine di giornalisti si sono riuniti tra la città del Bosforo e la capitale Ankara per protestare. Tra di loro anche Bulent Kilic, pluripremiato fotogiornalista turco che lavora – tra gli altri – per l’Agenzia France Press (AFP). Insieme ai giornalisti presenti anche attivisti per la difesa della liberà di stampa, diritto praticamente quasi sempre violato in Turchia. Basti pensare che il paese si trova al 153esimo posto su 180 paesi nella classifica sulla libertà di stampa. Solo negli ultimi anni, dopo il fallito golpe del 2016, sono centinaia i giornalisti che sono stati ingiustamente arrestati e oggi, per questo, sono esplose le proteste giornalisti Turchia.

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Bulent Kilic ha denunciato l'”arresto violento”

Lo scorso sabato Kilic non stava facendo altro che il suo lavoro, come si vede dalle foto che ha pubblicato: documentava l’atteggiamento repressivo della polizia nei confronti dei manifestanti della comunità LGBTQI+ durante un Pride vietato per il settimo anno di seguito dalle autorità turche. Non c’è niente di democratico negli attacchi subiti dai manifestanti come non c’è niente di democratico nella violenza subita dal giornalista che è stato schiacciato a terra con violenza, con un ginocchio premuto sul collo che gli ha impedito di respirare per un minuto.

Quelle immagini hanno fatto il giro del mondo scatenando l’indignazione di molti e Kilic ha deciso, dopo essere stato trattenuto in caserma per diverse ore, di sporgere denuncia per “arresto violento”. Nella giornata di oggi a Ankara e Istanbul decine di giornalisti si sono riuniti di fronte ai palazzi delle istituzione e la AFP stessa sta premendo affinché si indaghi su quanto accaduto, accertando le responsabilità. Le autorità, sottolinea Erol Onderoglu (rappresentate in Turchia di Reporters sans Frontières), devono «dare istruzioni chiare alle forze di sicurezza perché mettano fine a queste pratiche inaccettabili e ingiuste prima che sia troppo tardi».

Proteste giornalisti Turchia documentate sui social

 

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C’è anche Bulent Kilic davanti all’Ufficio del Governatore di Istanbul per far sentire la sua voce insieme a quella di colleghi e attivisti. Lo scopo, come scrivono sui social, è quello di far sentire la voce dei professionisti affinché le violenze della polizia durante gli eventi sociali cessino. «Per molti anni – sottolinea Engin Güneysu, fotografo turco che vive e lavora a Istanbul – i giornalisti non hanno protestato in alcun modo». Fino a oggi, in moltissimi sono scesi per protestare contro il gravissimo gesto subito dal collega.

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