Le bufale italiane sul Coronavirus

30/01/2020 di Enzo Boldi

La paura è, legittimamente, tanta e il livello di attenzione deve essere massimo. Ma, come spesso accade in questa occasione, occorre mantenere la mente fredda e razionalizzare. Le fonti da consultare sull’emergenza coronavirus sono quelle ufficiali, senza dare troppo conto a quei post social o messaggi che riceviamo quotidianamente nelle nostre chat. La rete, infatti, pullula in questi giorni di bufale coronavirus: fake news, complotti, allarmismi (non verificati). Il tutto non fa altro che acuire un momento di tensione a livello globale.

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L’Italia sembra essere specialista in questi frangenti. Partiamo dall’allarmismo lanciato da Paolo Liguori a TgCom24 che, in diretta, ha detto che il virus è stato creato in laboratorio di Wuhan (focolaio del virus) dove vengono portati avanti «esperimenti militari coperti dal più grande segreto». Il giornalista cita fonti attendibilissime, senza svelarne l’identità, ma la sua dichiarazione non può che aprire il fronte e fagocitare gli istinti complottisti di chi parla di «esperimento batteriologico».

Come riporta Vice, la probabile fonte attendibilissima citata da Liguori è un articolo di Nature del 2016, in cui si parla di Wuhan come di una città in cui c’è un laboratorio di ricerca su virus pericolosi. Una ricerca, non un laboratorio militare per produrre nuovi virus letali.

Bufale coronavirus, dalle fake news ai complotti

A corroborare la tesi dell’esperimento batteriologico finito male, poi, ci sarebbe anche un articolo del Washington Times – fratello molto meno fortunato del Washington Post a livello di attendibilità – che riporta le parole di un esperto che, però, nelle sue dichiarazioni prima lancia il sasso, poi nasconde la mano sottolineando come nulla di quanto detto da lui stesso fosse stato confermato da rilievi tangibili. Le ricostruzioni e i report citati in alcuni post social, come rivelato da bufale.net, sono completamente fraintesi o inventati.

La bolla mediatica contro le case farmaceutice

Poi, immancabili in questo caso, ecco riemergere la storia delle case farmaceutiche produttrici di vaccini che avrebbero messo creato e diffuso il coronavirus per vendere i loro prodotti. Messaggi di questo tenore, infatti, sono stati pubblicati sui social (in particolare su alcune pagine dedicate) e diffusi via chat su Whatsapp e Telegram. La storia, però, regge poco: già in passato, dalla Sars all’influenza aviaria, fino a quella suina, queste ipotesi di complotto venivano fatte circolare. Ovviamente senza alcun rilievo, ma solo per aizzare e fomentare le paure e lo sdegno.

La lunga serie delle altre Bufale

Ma le bufale Coronavirus non finiscono qui. Su Whatsapp, come segnalato da bufale.net, sta circolando un audio di una voce maschile che, con voce rotta dal pianto e dalla disperazione in cui pontifica sulla situazione e lancia accuse. Dice di essere a Wuhan e di assistere quotidianamente a scene devastanti a causa del virus. Il tutto rilanciando l’altra fake news, citata prima, dell’esperimento batteriologico fino male.

Poi c’è chi sostiene che nella cittadina cinese, focolaio del coronavirus, la polizia spari sulla gente che tenta di scappare, cosa assolutamente non vera e negata da testimonianza oculari di chi si trova sul luogo. Così come è falsa l’informazione della soppressione di tutto il trasporto pubblico a Wuhan. Infine, c’è chi lancia l’allarmismo delle persone fatte atterrare a Roma senza controlli. Ma basta vedere le immagini che i telegiornali mandano in onda ogni giorno per verificare l’inesattezza di tutto ciò.

(foto di copertina: frame da video Twitter)

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