La bufala del plagio del Gabibbo
07/06/2018 di Redazione
In queste ultime ore si stanno susseguendo delle scorrette informazioni in merito alla sentenza della Corte di Cassazione sulla paternità del Gabibbo, il personaggio ideato da Antonio Ricci. Secondo alcuni organi di stampa, infatti, la Suprema Corte avrebbe affermato che il pupazzo rosso, diventato famoso attraverso Striscia la Notizia, sarebbe stato mutuato da un altro personaggio, il Big Red mascotte di una squadra di basket della Western Kentucky University.
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Bufala plagio Gabibbo, la storia
Tuttavia, non è così. La Corte di Cassazione, infatti, ha respinto il ricorso principale di Ralph Carey, l’autore della mascotte, escludendo il plagio e la contraffazione. La vicenda legale si sta trascinando in tribunale, a diversi livelli, da ben 16 anni. Il ricorrente, Ralph Carey, aveva affermato di essere stato l’ideatore originale del Big Red e che il Gabibbo altro non era che una copia del suo bozzetto originale. La vicenda ha attraversato ben sei passaggi giudiziari, ma la sentenza della Cassazione – escludendo il plagio e la contraffazione – ha posto la parola fine sulla storia.
Bufala plagio Gabibbo, cosa dice davvero la sentenza della Cassazione
«L’ordinanza – si legge in una nota diffusa da Striscia la Notizia – ben spiega come il Gabibbo sia un’opera originale e creativa di Antonio Ricci. La Cassazione ha espresso un mero giudizio di legittimità e di rinvio alla Corte di appello di Milano per ogni decisione nel merito. Affermare quindi che il Gabibbo costituisce un plagio del Big Red è falso e diffamatorio».
Ma perché si era diffusa una scorretta lettura della sentenza della Corte di Cassazione? Il tutto ha origine nella cattiva intrepretazione del documento. La Suprema Corte, infatti, ha soltanto rinviato parte del giudizio alla Corte di appello di Milano perché sia riesaminata l’ipotesi di una mera ispirazione tratta dal Big Red per la creazione del Gabibbo.
Il Gabibbo può dormire sonni tranquilli, insomma. La sentenza arriva a quasi un anno di distanza dalla morte di Gero Caldarelli, il mimo che dal 1990 ha animato il suo personaggio. Il riconoscimento dell’originalità del pupazzo protagonista di Striscia la Notizia può essere considerata simbolicamente anche una nota di valore per il lavoro svolto dall’attore e per la sua memoria.