Cosa deve insegnare a Rocco Casalino la bufala su Rocco Casalino

08/11/2018 di Redazione

Chi è causa del suo mal pianga se stesso. La bufala su Rocco Casalino che sarebbe andato in giro per il Paese – nel 2004, quando già era un personaggio pubblico affermato dopo la sua partecipazione al Grande Fratello – a dire a telecamere accese che odiava i ragazzi con la sindrome di Down e le persone anziane chiuse negli ospizi si è diffusa a macchia d’olio specialmente a causa dei social network e di alcuni siti d’informazione.

Bufala Casalino: la dinamica della sua diffusione

Giornalettismo, che ha un certo fiuto per le notizie fake, ha approfondito la questione prima di pubblicare – a mo’ di catena di Sant’Antonio – la presunta prodezza dell’attuale portavoce del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Così come era capitato sulla storia di Di Maio che avrebbe detto al governatore Michele Emiliano che Matera si trovava in Puglia. Insomma, anche quando la storia è verosimile, merita comunque un’analisi e una verifica prima di essere pubblicata. Di un video va analizzato anche il contesto (gli elementi, ad esempio, che erano riportati sulla lavagna) e, soprattutto, la sua interezza (non il singolo spezzone).

Ma il fatto di essere abituati a questo tipo di situazioni è dettato, molto spesso, anche dalla campagna comunicativa che il partito politico di riferimento di Rocco Casalino ha attuato negli anni della sua storia. Card, video manomessi, fotomontaggi, articoli sui siti web che riportavano inesattezze, vere e proprie fake news, attacchi pretestuosi agli avversari politici. Sono gli strumenti che hanno caratterizzato il Movimento 5 Stelle, la sua ascesa e il fatto di aver fatto breccia in persone che, molto spesso, non erano nativi digitali o che – se lo erano – sono state abituate a vivere in un mondo in cui le fonti non si verificano e in cui le letture non devono essere approfondite. Basta il titolo sensazionalistico.

Come nasce (storicamente) la bufala di Casalino

L’altra dinamica molto simile a quella utilizzata dai pentastellati, poi, sta nella condivisione di massa da parte di persone celebri. Politici, artisti, cantanti che ci cascano non fanno altro che rafforzare la percezione popolare che quella notizia, anche se non verificata, fosse comunque vera. E quando Beppe Grillo prima, gli esponenti locali e nazionali del Movimento 5 Stelle poi mettevano in atto questa strategia li si accusava di utilizzo spregiudicato del web. Ora, l’universo si è rovesciato e i punti di riferimento sono sempre meno. Casalino impari dai suoi errori. E anche voi: dai suoi e dai vostri.

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