Così Brunetta ha mandato in pensione lo smartworking d’emergenza nella Pubblica Amministrazione

Nel corso di un'intervista al Messaggero ha detto che questa fase è finita il 15 ottobre

30/12/2021 di Redazione

Non c’è mai stato un rapporto particolarmente idilliaco tra Renato Brunetta e lo smart working. Il ministro della Pubblica Amministrazione ha spinto affinché questa pratica fosse decisamente superata. E questo aspetto viene confermato non soltanto dall’ultimo decreto legge del governo sull’emergenza dettata dall’attuale situazione pandemica, ma anche dalla sua ultima intervista al quotidiano Il Messaggero. Renato Brunetta, infatti, ha confermato che lo smart working d’emergenza è stato mandato in pensione il 15 ottobre, quando i lavoratori pubblici sono tornati tutti a lavorare in presenza.

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Brunetta e smart working, le parole del ministro

La pratica dello smart working – che è tornata di grande attualità negli ultimi giorni, con l’aumento significativo della curva dei contagi da coronavirus – andrebbe effettivamente disciplinata in Italia. Abbiamo già detto – se spostiamo lo sguardo al di là della pubblica amministrazione – di come le grandi aziende della Silicon Valley negli Stati Uniti (da sempre considerate un esempio di efficienza) abbiano rinunciato al ritorno in presenza con il diffondersi della variante Omicron. La pubblica amministrazione italiana, invece, è andata in controtendenza rispetto a questo trend proveniente direttamente dalle multinazionali del tech e del digital negli Stati Uniti.

Ma Renato Brunetta non rinuncerà allo smart working, almeno nelle intenzioni. «Abbiamo intensificato le attività per regolarlo – ha detto al Messaggero -, nei nuovi contratti, e per assicurare la piena autonomia organizzativa alle singole amministrazioni. Nel frattempo, grazie al confronto costante e proficuo con i sindacati, abbiamo emanato apposite linee guida, che ancorano il lavoro agile all’accordo individuale con il lavoratore, alla soddisfazione dell’utenza e al rispetto della sicurezza informatica. Perché mai dovremmo tornare indietro? Siamo più avanti dei privati».

Secondo Brunetta, lo smartworking della prima fase della pandemia (che ha caratterizzato il 2020 e buona parte del 2021) è stato applicato senza garanzie e senza diritti. Inoltre, il ministro della Pubblica Amministrazione detta la linea rispetto a cui bisognerebbe parlare di smart working in Italia: «Basterebbe una mia circolare per invitare le amministrazioni a fare le scelte opportune e decidere quale amministrazione potrebbe aver bisogno dello smart working e quale no». Tuttavia, la scelta attuale non sembra procedere in questa direzione.

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